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Mattia Mingarelli morto in Valmalenco: il mistero del cellulare

E’ ancora giallo sulla morte di Mattia Mingarelli, il trentenne di Albavilla scomparso il 7 dicembre e ritrovato senza vita la Vigilia di Natale a Chiesa in Valmalenco. Del caso è tornata ad occuparsi la trasmissione La Vita in Diretta. Nel corso del programma, si è tentato di ricostruire i vari punti oscuri della vicenda. Fra questi anche il mistero del cellulare: in particolare quei 90 minuti che potrebbero rilevarsi fondamentali ai fini della risoluzione del caso. Come spiegato in diretta da Andrea Biavardi, direttore del settimanale Giallo:  “L’ultima volta che Mattia si è collegato al cellulare è stato alle 17.59. Il ristoratore ha detto che è rimasto da lui fino alle 19.30. In questo arco temporale non c’è stata nessuna connessione”. Un particolare strano, questo, per un giovane abituato a usare lo smartphone.

Biavardi poi precisa: “Non ci siamo inventati nulla, qualcuno ne ha parlato agli inquirenti. Non diamo colpe a nessuno, non siamo investigatori, ma facciamo gli osservatori e questo è un dato su cui gli inquirenti stanno riflettendo, senza trarre conclusioni affrettate”. Gli indagini sulla morte del giovane, proseguono con il massimo riserbo. 

Nella mattinata di giovedì il procuratore di Sondrio, Claudio Gittardi, ha ricevuto i genitori del 30enne. “Un incontro riservato”, spiega Il Giorno. I familiari di Mattia hanno voluto parlare con gli inquirenti “per capire se ci siano novità in merito alle indagini”. L’inchiesta è ancora in attesa dell’esito degli esami genetici e tossicologici di laboratorio. Sull’incontro il capo della Procura di Sondrio si è limitato a dire: “Non posso e non intendo dire nulla finché non saranno terminati gli accertamenti, da questi dipende la soluzione del caso. Posso dire, però, che io e il sostituto Cristillo stiamo seguendo con attenzione questa attività di indagine”.

Mattia Mingarelli, parlano due testimoni

Quello che ora preme gli inquirenti è ricostruire, per filo e per segno, gli ultimi spostamenti di Mattia. Una ricostruzione che, però, al momento avrebbe un buco nero di almeno due/tre ore dato che la versione di Giorgio Del Zoppo, presenta più di una lacuna. Del Zoppo è il titolare del Rifugio “Ai Barchi”, ultimo luogo in cui Mingarelli è stato avvistato. Proprio il gestore della struttura, conferma alle telecamere di Canale 5 la sua versione dei fatti: “Ci siamo incontrati verso le 17:30 abbiamo bevuto due bicchieri di rosso, quando se ne è andato mi sono messo a letto“. La mattina dopo però Giorgio ritrova il cellulare di Mattia: “Ho provato ad inserire la mia SIM perché altrimenti non avrei potuto sbloccare il telefono. Appena l’ho acceso mi è arrivato un messaggio. Era suo papà.”

A parlare a Pomeriggio Cinque è anche Graziella, ristoratrice della baita che Mattia ha lasciato alle 14.30. “L’ho visto a pranzo, era solare, come suo solito e ci aveva dato appuntamento a cena. Non si è visto, non mi sono fatta troppo domande. Pensavo semplicemente avesse cambiato idea”.

Il corpo è stato spostato?

C’è poi il mistero del luogo in cui è stato ritrovato il corpo: un luogo a lungo setacciato nei giorni prima dalle forze dell’ordine, senza nessun esito. Il sopralluogo sul posto effettuato negli ultimi giorni ha fatto emergere un altro dettaglio: una scarpa di Mattia. Quest’ultima è stata trovata a 56 metri dal luogo del ritrovamento del cadavere. Un dettaglio, questo, che farebbe pensare ad uno spostamento del corpo. E c’è di più. Come riporta Il Sussidiario, infatti, la scarpa sarebbe stata rinvenuta con la punta direzionata verso l’alto, quindi in senso opposto ad una presunta caduta. 

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