E’ ancora giallo sulla morte di Mattia Mingarelli, il trentenne di Albavilla scomparso il 7 dicembre e ritrovato senza vita la Vigilia di Natale a Chiesa in Valmalenco. Del caso è tornata ad occuparsi la trasmissione Quarto Grado. Ospite in studio per essere intervistato da Gianluigi Nuzzi, Giorgio Del Zoppo, gestore del rifugio “Ai Barchi” e ultima persona ad aver visto in vita Mattia. Anche alle telecamere di Rete 4, Del Zoppo ha confermato la sua versione dei fatti. “Mattia quel giorno è venuto da me per chiedermi se avevo disponibilità di una camera per Capodanno. Abbiamo parlato di una probabile serata di festa nel mio rifugio dove lui con alcuni amici sarebbe stato da me… Abbiamo chiacchierato del più e del meno” esordisce l’uomo.
Alla domanda se conoscesse prima di allora il giovane, il titolare del rifugio risponde: “Lo avevo visto solamente una volta due anni fa, una sera che era venuto a cena al rifugio”. Sul misterioso ritrovamento del cellulare del trentenne, Del Zoppo dice: “L’idea di rubare il cellulare devo dire che mi è sfiorata ma quando dopo ho realizzato che il telefono era suo l’ho riconsegnato”. Nuzzi chiede poi all’uomo se, quella sera, Mattia gli avesse confermato l’intenzione di andare al “Sasso Nero”, un altro rifugio compatibile con il tragitto dove è stato ritrovato il cadavere. “Non è che lui mi ha detto quella sera che sarebbe andato al Sasso Nero, mi ha detto che ci sarebbe andato in seguito a chiedere anche lì camere per Capodanno, ma non specificamente quella sera” replica.
Del Zoppo ha anche confermato di aver visto, nella notte, Dante, il cane di Mingarelli e la mattina seguente del vomito davanti alla struttura. “Quella sera ho lasciato la porta aperta per il mio cane, come faccio solitamente. Di notte, verso l’1.00, apro gli occhi e vedo due cani: il mio e quello di Mattia nella mia camera” affermando poi di aver lasciato fuori il rifugio il cane del trentenne.
Del caso ne ha parlato recentemente anche la trasmissione La Vita in Diretta. Nel corso del programma, si è tentato di ricostruire i vari punti oscuri della vicenda. Fra questi anche il mistero del cellulare: in particolare quei 90 minuti che potrebbero rilevarsi fondamentali ai fini della risoluzione del caso. Come spiegato da Andrea Biavardi, direttore del settimanale Giallo: “L’ultima volta che Mattia si è collegato al cellulare è stato alle 17.59. Il ristoratore ha detto che è rimasto da lui fino alle 19.30. In questo arco temporale non c’è stata nessuna connessione”. Un particolare strano, questo, per un giovane abituato a usare lo smartphone.
Biavardi poi precisa: “Non ci siamo inventati nulla, qualcuno ne ha parlato agli inquirenti. Non diamo colpe a nessuno, non siamo investigatori, ma facciamo gli osservatori e questo è un dato su cui gli inquirenti stanno riflettendo, senza trarre conclusioni affrettate”. Gli indagini sulla morte del giovane, proseguono con il massimo riserbo.
Photo credits Quarto Grado
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