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Yara Gambirasio: spunta un nuovo mistero sull’omicidio

Spunta un nuovo mistero sull’omicidio di Yara Gambirasio. Per la morte della ginnasta di Brembate, è stato condannato all’ergastolo Massimo Bossetti. La Corte di Cassazione, nell’emettere la sentenza, non ha avuto dubbi. I Supremi Giudici hanno rilevato la piena coincidenza tra il profilo genetico catalogato come “Ignoto 1“, rinvenuto sulle mutandine della ragazza, e quelle del muratore di Mapello. Quest’ultimo, nonostante i tre gradi di giudizio, continua a dichiararsi innocente. Ora, a far parlare è un post sui social di Ezio Denti, criminologo consulente della difesa dell’uomo.

Denti ha infatti collegato la morte della 13enne ad un narcotrafficante: Locatelli. In un lungo post pubblicato su Instagram, il criminologo avanza quella che solo alla fine della sua riflessione definisce “casualità” ma che apre la strada ad alcune considerazioni già affrontate in passato. “Il cognome Locatelli appare nuovamente su tutti i Telegiornali e le maggiori testate giornalistiche. Di chi stiamo parlando? E perché, vi chiederete, Ezio Denti parla di un narcotrafficante? Cosa lega questa vicenda ad uno dei casi di cronaca più celebre e feroce? Forse nulla. O forse tutto” esordisce l’esperto.

Il collegamento con la Lopav

“Le valli bergamasche conoscono bene il cognome Locatelli, come appartenente ad un impero criminale il quale fondatore gioca con sostanze stupefacenti, furti e periodi di latitanza all’estero per sfuggire alle autorità. Oggi, il cosiddetto Diabolik della droga, può sentirsi tranquillo, perché la corte d’Appello di Milano ha annullato la sentenza a 26 anni di carcere. Patrizio Locatelli è suo figlio. E’ titolare di una società edile chiamata Lopav che risulta di fondamentale importanza all’interno delle attività investigative del caso di omicidio di Yara Gambirasio” aggiunge Denti.

“Questa società, infatti, aveva vinto gli appalti per la pavimentazione del famoso cantiere di Mapello, luogo in cui i cani molecolari portarono gli agenti locali ed impazzirono. Il fantomatico cantiere si trova a circa 5 minuti in auto dal complesso sportivo di Brembate di Sopra. E nel campetto di calcio del Centro Sportivo di Brembate si disputava una partita di calcetto. Una delle squadre era l’Oriens. L’altra la Lopav. All’arrivo della PM Letizia Ruggeri la testimonianza dei cani molecolari venne scartata. Ma oltre ogni ragionevole dubbio, a fine febbraio, la Pm chiamò un illustre esperto di archeologia forense affinché controllasse con precisione ogni angolo del cantiere di Mapello. Il professore non ebbe tempo. Il 26 febbraio 2011 il corpo di Yara venne ritrovato. Che casualità.” conclude il criminologo.

I dubbi di Saviano

Come riporta Il Sussidiario, non è la prima volta che l’omicidio di Yara viene collegato all’azienda del figlio di Locatelli. A legare le due vicende era stato in passato Roberto Saviano, il quale aveva addirittura dubitato della colpevolezza di Massimo Bossetti. Al settimanale Oggi, lo scrittore dichiarò: “Il padre di Yara Gambirasio ha lavorato per la Lopav, un’azienda di proprietà dei figli di Pasquale Locatelli, superboss del narcotraffico, che aveva anche un appalto nel cantiere di Mapello. Inoltre, alla festa della Lopav parteciparono tre magistrati della procura di Bergamo. Mi sembra inquietante che non si sia indagato in quella direzione“.

Saviano aveva inoltre sostenuto che proprio il padre di Yara, Fulvio, avrebbe testimoniato contro Pasquale Locatelli. Per questo ci fu una querela per diffamazione di Patrizio Locatelli contro Saviano, poi archiviata.

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