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GF Vip, Fabio Testi svela le regole: “Ci impediscono di parlare di…”

Ora al sicuro dall’emergenza, finalmente riunitosi con parenti e riallacciati i rapporti con i figli, Fabio Testi appare infine libero di valutare  la propria esperienza al GF Vip più nel dettaglio. L’attore, apprezzatissimo dal pubblico del reality, si era visto costretto ad abbandonare lo show a causa dei problemi incontrati dal figlio bloccato a Shangai nel pieno della pandemia; una volta fattosi eliminare, Testi ha faticosamente recuperato la giusta percezione della realtà esterna. “Nella casa ci abbracciavamo e stavamo insieme“, spiega in un’intervista a Radio Cusano. “Una volta uscito era tutto irreale. Pensavo mi stessero facendo uno scherzo. Vedevo solo guanti bianchi e mascherine, nessuno si avvicinava“.

“Non avevamo accesso a telefoni e giornali, ed erano vietati determinati argomenti”: Fabio Testi racconta come funziona la sorveglianza nella Casa del GF

Archiviato il lavoro per Mediaset, Fabio Testi si è dunque fatto portare via verso la fattoria di famiglia, isolandosi volontariamente dal resto del mondo. “Mi hanno caricato su una macchina della produzione e mi hanno portato qui in Veneto, dove sono rinchiuso in trenta ettari recintati“, spiega ora l’attore. “Ci sono i miei cani, mio cugino e sua moglie. Sono fortunato, ho un terreno, una palestra e posso muovermi. Ma penso anche alle persone che sono chiuse in cinquanta metri quadri… Almeno ho un bagno mio; lì dentro mi toccava dividerlo“.

Tornato alla normalità, Fabio Testi ha riservato qualche commento polemico anche alla produzione dello show, rivelando agli intervistatori anche alcuni dettagli interessanti sulle modalità di registrazione. “Avere un microfono sempre appeso al collo per settanta giorni non è stato bello“, spiega ora. “Così come non avere un telefono o un giornale. In realtà, nel nostro contratto c’era scritto che sarebbe stato proibito parlare di politica, di religione e di marchi importanti“. Ecco spiegato l’isolamento, e la massima sorveglianza sui concorrenti: “Stando ventiquattro ore su ventiquattro con un microfono, devono poterti controllare.

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