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Serena Mollicone, è giallo sul corpo riesumato: spariti alcuni organi e reperti

Dal fascicolo giudiziario riguardante la morte di Serena Mollicone potrebbero essere scomparsi alcuni reperti autoptici: la rivelazione arriva dal quotidiano Il Messaggero, che fa riferimento ad una superperizia di Michela Cattaneo, l’anatomopatologa chiamata a condurre i rilievi sul corpo di Serena.

Serena Mollicone, ecco come è morta: rivelazioni inquietanti dall’autopsia

Il referto autoptico di Serena Mollicone parla chiaro. La sua è stata una morta dolorosa, le circa 250 pagine raccontano di “traumi e contusioni alla testa”. La Procura in queste ultime ore è in pieno fermento. Gli inquirenti hanno ascoltato l’ex indagato Carmine Belli. Il carrozziere di Rocca d’Arce venne accusato e arrestato per aver ucciso la 18enne di Arce ma, con una sentenza, venne prosciolto. Proprio quando venne scarcerato fu però testimone di un fatto oggi  ritenuto importante, su cui gli inquirenti sono voluti tornare.

Per questo motivo il sostituto procuratore Maria Beatrice Siravo ha convocato in maniera informale Carmine Belli. Secondo quanto emerso, il carrozziere sarebbe stato utilizzato come capro espiatorio dalle persone coinvolte nell’omicidio di Serena Mollicone. Il giorno in cui venne scarcerato, Carmine Belli incontrò il brigadiere Santino Tuzi. Il militare dell’Arma lo attendeva davanti la sua abitazione.

Mi ha abbracciato forte e mi ha detto: ‘Carmine volevo dirti che sono felice che ti abbiano scarcerato e volevo chiederti scusa‘. Poi è andato via – ha raccontato Carmine Belli -. Non ho dato più peso a quelle parole fino a quando non ho saputo che si era tolto la vita. Ho pensato che forse, quel giorno d’estate, avesse voluto dirmi qualcosa ma che probabilmente gli è mancato il coraggio”. Fu il brigadiere Santino Tuzi a rivelare agli inquirenti di aver registrato l’ingresso di Serena Mollicone nella caserma e di non averla vista uscire. L’uomo era stato ascoltato dagli inquirenti il 28 marzo e il 9 aprile del 2008. Successivamente era stato disposto un confronto tra il brigadiere e l’allora maresciallo Franco Mottola, ma ciò non avvenne perché Santino Tuzi morì prima.

Serena Mollicone, le dichiarazioni del padre: “Mia figlia uccisa in caserma”

Guglielmo Mollicone non si dà pace. Il caso di sua figlia Serena, uccisa a 18 anni ad Arce nel 2001, è uno dei cold case italiani più enigmatici degli ultimi anni. Ma stavolta sembra essere una svolta nel caso.

Serena uccisa nella Caserma dei Carabinieri

In questi giorni i carabinieri del Ros hanno realizzato dei filmati degli ambienti interni ed esterni della Caserma di Arce; la caserma in questione sembra essere il nodo nevralgico di questa vicenda. Se da un lato, il corpo di Serena è stato rinvenuto in un boschetto vicino la zona, l’autopsia ha successivamente rilevato tracce di legno e vernice dal capo della ragazza. Tracce compatibili, secondo l’anatomopatologa, con quelle della porta dell’alloggio di servizio della Caserma dei Carabinieri

Gli indagati sono cinque

Risultano al momento cinque indagati. Franco Mottola, all’epoca comandante della stazione dove Serena sarebbe stata uccisa, è indagato per omicidio volontario. Con lui, sono sotto indagine anche la moglie e il figlio. Ad essere indagati sono anche il luogotenente Vincenzo Quatrale, che dovrebbe rispondere del reato di “concorso morale” nell’omicidio di Serena Mollicone e dell’istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi. L’appuntato Francesco Suprano è indagato per favoreggiamento. 

Il suicidio di Santino Tuzi: cosa sapeva l’uomo?

A rendere più inquietanti la vicenda è anche il suicidio di Santino Tuzi, il brigadiere è stato trovato senza vita nella sua auto nel dicembre 2008. L’uomo si sarebbe sparato un colpo con la sua pistola di ordinanza, in pieno petto. Cosa sapeva? Al settimanale GialloGuglielmo Mollicone rivela: “Il maledetto giorno in cui mia figlia è scomparsa, e poi è stata uccisa, era andata in Caserma. E’ lì che è stata assassinata. Sono diciotto anni che lo sostengo. […] Non potrò mai dimenticare la figura del brigadiere Tuzi, lui ha pagato con la vita il suo coraggio: Tuzi avrebbe voluto parlare, raccontare per la prima volta come sono andati i fatti. Si è tolto la vita perché, probabilmente, le sue dichiarazioni inguaiavano i responsabili del delitto di Serena. […] Serena, come hanno ricostruito gli investigatori, è stata violentemente picchiata. L’hanno ridotta in fin di vita e temendo le conseguenze del loro vile gesto, hanno pensato di liberarsi per sempre di mia figlia. […] Non è escluso, anzi io ne sono certo, che i responsabili della sua uccisione non siano nemmeno stati individuati tutti. Ma io non mi fermerò fino a quando non avrò scoperto la verità. L’ho giurato a Serena. Figlia mia, manterrò la promessa“. 

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