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Serena Mollicone, scioccante dichiarazione del padre: ecco dove dovrebbero cercare la verità

Si riaccendono i riflettori sulla misteriosa morte di Serena Mollicone dopo la scioccante dichiarazione del padre. Intervistato da Chiara Rai per Il Messaggero, Guglielmo Mollicone è tornato sulle indagini riguardanti l’omicidio della figlia, focalizzando l’attenzione su un elemento non ancora preso in considerazione dagli inquirenti. “Ho chiesto sempre agli inquirenti che venisse analizzato il carcere che non è mai stato aperto. Lì potrebbero trovare elementi che riguardano Serena. Questo penitenziario non è mai stato frequentato da nessuno e quindi magari lì qualcosa potrebbe essere accaduto. Ancora oggi potrebbero esserci alcune tracce riconducibili a mia figlia”. Il carcere di cui parla il padre di Serena Mollicone si trova vicino alla caserma dei Carabinieri di Arce, luogo in cui entrò la 18enne quel 1°giugno del 2001 e dove fu vista per l’ultima volta.

Secondo Guglielmo Mollicone il corpo di sua figlia è stato caricato dalla caserma di Arce al penitenziario con una macchina, in quanto i due edifici distano soltanto 80 metri. “Magari l’hanno depositata lì, o per delle ore o per un’intera notte, ed hanno aspettato il momento opportuno per trasportarla dove è stata trovata“. Serena Mollicone venne rivenuta senza vita il 3 settembre del 2001 nel boschetto di Fonte Cupa ad Anitrella, a circa 8 chilometri da Arce, con la testa infilata in un sacchetto di plastica e mani e piedi legati da un nastro adesivo. Il padre della giovane spera che gli inquirenti possano al più presto scoprire la verità sull’orrendo omicidio della figlia.

Omicidio Serena Mollicone, dopo 17 anni la svolta si avvicina

Sembra avvicinarsi sempre più la verità sull’omicidio di Serena Mollicone, la studentessa di Arce. Da quel terribile giorno sono passati 17 anni ed oggi più che mai le indagini proseguono senza sosta. Negli anni sono state indagate diverse persone, ma ad oggi sono iscritti nel registro degli indagati: l’ex comandante dei Carabinieri della stazione di Arce, Franco Mottola, sua moglie Anna, indagata per omicidio volontario ed occultamento di cadavere, il loro figlio Marco, denunciato dalla stessa Serena per spaccio; il maresciallo Vincenzo Quatrale, indagato oltre che per il reato di concorso in omicidio nei confronti di Serena Mollicone, anche per quello di istigazione al suicidio per il brigadiere Santino Tuzi, che a causa del suo silenzio ha compiuto il gesto estremo; il maresciallo Francesco Suprano, indagato con l’accusa di favoreggiamento, in quanto avrebbe omesso di riferire agli inquirenti fatti e circostanze di rilevante importanza per le indagini.

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