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Chiuse le indagini sull’omicidio di Serena Mollicone: un’ultima prova segna la svolta

Le indagini sull’omicidio di Serena Mollicone sono ufficialmente chiuse. Nella giornata di giovedì, 12 ottobre 2018, i Ris hanno consegnato l’ultima prova riguardante il delitto della 18enne di Arce. Si tratta della perizia sulle tracce botaniche presenti sul nastro adesivo che avvolgeva i polsi, le caviglie e il sacchetto infilato sulla testa della giovane. I risultati hanno confermato le ipotesi investigative: tutti i materiali provenivano dalla caserma di Arce. A rivelarlo è proprio la presenza delle polveri di legno e di muffe, entrambi presenti all’interno della caserma. Proprio in quell’edificio militare fu vista entrare per l’ultima volta in vita Serena Mollicone. Era il primo giugno del 2001. A registrare il suo ingresso fu il brigadiere Santino Tuzi, il quale mise in luce che la giovane, almeno fino alle ore 14 (in cui lui terminò il servizio) non era uscita.

Dopo 17 anni di depistaggi e menzogne sembra quindi essere giunti alla verità. Il pm Maria Beatrice Siravosta sta ultimando le richieste da presentare al gip. Al momento, ciò che è noto, è che ad essere indagati sono: l’ex comandante dei Carabinieri della stazione di Arce, Franco Mottola, sua moglie Anna, indagata per omicidio volontario ed occultamento di cadavere, il loro figlio Marco, denunciato dalla stessa Serena per spaccio; il maresciallo Vincenzo Quatrale, indagato oltre che per il reato di concorso in omicidio nei confronti di Serena Mollicone, anche per quello di istigazione al suicidio per il brigadiere Santino Tuzi; il maresciallo Francesco Suprano, indagato con l’accusa di favoreggiamento, in quanto avrebbe omesso di riferire agli inquirenti fatti e circostanze di rilevante importanza per le indagini.

Omicidio Serena Mollicone, ascoltato in Procura l’ex indagato per un fatto importante

La Procura in queste ultime ore è in pieno fermento. Gli inquirenti hanno ascoltato l’ex indagato Carmine Belli. Il carrozziere di Rocca d’Arce venne accusato e arrestato per aver ucciso la 18enne di Arce ma, con una sentenza, venne prosciolto. Proprio quando venne scarcerato fu però testimone di un fatto oggi  ritenuto importante, su cui gli inquirenti sono voluti tornare. Per questo motivo il sostituto procuratore Maria Beatrice Siravo ha convocato in maniera informale Carmine Belli. Secondo quanto emerso, il carrozziere sarebbe stato utilizzato come capro espiatorio dalle persone coinvolte nell’omicidio di Serena Mollicone. Il giorno in cui venne scarcerato, Carmine Belli incontrò il brigadiere Santino Tuzi. Il militare dell’Arma lo attendeva davanti la sua abitazione.

Mi ha abbracciato forte e mi ha detto: ‘Carmine volevo dirti che sono felice che ti abbiano scarcerato e volevo chiederti scusa‘. Poi è andato via – ha raccontato Carmine Belli -. Non ho dato più peso a quelle parole fino a quando non ho saputo che si era tolto la vita. Ho pensato che forse, quel giorno d’estate, avesse voluto dirmi qualcosa ma che probabilmente gli è mancato il coraggio”. Fu il brigadiere Santino Tuzi a rivelare agli inquirenti di aver registrato l’ingresso di Serena Mollicone nella caserma e di non averla vista uscire. L’uomo era stato ascoltato dagli inquirenti il 28 marzo e il 9 aprile del 2008. Successivamente era stato disposto un confronto tra il brigadiere e l’allora maresciallo Franco Mottola, ma ciò non avvenne perché Santino Tuzi morì prima.

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