Come si supera una grossa frattura? Come si recupera la fiducia nel proprio partner? Fedeltà è la nuova miniserie di Netflix, in arrivo in streaming il giorno di San Valentino – che ironia – e che esplora in sei episodi come il desiderio e la fedeltà viaggino su due binari paralleli talvolta. I protagonisti Carlo e Margherita sono interpretati da Michele Riondino e Lucrezia Guidone. Sono sposati da qualche anno e la loro vita sembra procedere indisturbata. Carlo è uno scrittore, ma ha difficoltà a buttar giù un secondo romanzo, mentre Margherita ha messo da parte il suo lavoro dei sogni e si è accontentata di lavorare in un’agenzia immobiliare. Ma la loro vita di coppia inizia a cigolare man mano che si instilla il dubbio nella loro quotidianità. Ed è da quell’ossessione e conseguente insicurezza che Carlo e Margherita iniziano a rinascere come singoli individui.
Fedeltà, cosa cambia dal romanzo alla serie TV secondo gli sceneggiatori
La storia è tratta liberamente dall’omonimo romanzo di Marco Missiroli ma – e chi avrà letto il libro lo saprà – la serie TV si discosta in alcuni passaggi, a partire dal linguaggio scelto. Come ha raccontato lo sceneggiatore Alessandro Fabbri nel corso della conferenza stampa di Fedeltà, è stato necessario partire da questo cambiamento poiché il romanzo approfondisce ogni personaggio intimamente e c’era bisogno di poter rendere quel passaggio anche in una scena visiva. “Il lavoro è stata una sfida, perché il romanzo è molto letterario, profondo, interessante nei suoi temi. Ma era necessario cambiare linguaggio, renderlo drammaturgico. Lo scavo attento e psicologico dei personaggi doveva tradursi in qualcosa di visibile, nelle azioni“.
E qual è stato allora il procedimento? A detta dello sceneggiatore: “Il primo passo è stato capire i personaggi, interrogarsi a lungo su di loro: quali sono i loro segreti, i loro difetti, le loro zone d’ombra. Capire come esprimerle scena per scena, cercando di restare attaccati ad una cosa che volevamo fosse uguale al libro, cioè l’esplorazione del tema ‘che cos’è la fedeltà’, legarsi ad una visione di sé, legarsi completamente a qualcun altro, trovarsi nel mezzo. Domande forse senza risposta affrontate dai personaggi e abbiamo cercato di farle vivere nella serie come nel romanzo”. In ogni caso, lo sceneggiatore ci tende a sottolineare che “essendo diverso il linguaggio, Fedeltà la serie ha il suo colore, il suo passo, il suo ritmo, il suo stile e sono molto contento che verrà visto in tanti paesi perché crediamo che il tema sia universale, è una storia che potrebbe riguardare chiunque in un momento della propria vita“.
La sfida più grande di Fedeltà: “Mantenere vivo il cuore del libro“
Ma qual è stata la sfida più grande, tenendo presente il romanzo? Come ha spiegato Elisa Amoruso, “è stato mantenere vivo il cuore del libro e far vivere il tema con un nuovo linguaggio. Abbiamo costruito dei personaggi che ci ponessero e si ponessero delle domande senza dare risposte come una buona storia spesso fa“. La componente femminile in Fedeltà è molto forte, a partire dalla protagonista Margherita che, come spiega la sceneggiatrice, si interroga sulla fedeltà. “Su di lei la domanda era: ‘sono fedele a me stessa? Quanto ho rinunciato a me stessa per la coppia?’ Questa domanda è stata bella anche per noi autrici che abbiamo scoperto qualcosa di noi attraverso questo personaggio. Abbiamo esplorato il femminile a 360 gradi senza usare stereotipi, indagando sui personaggi in modo nuovo“.
Laura Colella, terza sceneggiatrice, ha raccontato che alcune scene sono riuscite più di altre grazie anche al bagaglio personale aggiunto sia dagli scrittori che dagli interpreti. “Fedeltà è una serie tematica come il romanzo. Margherita ha tutto sotto controllo eppure negli anni senza accorgersene ha messo da parte se stessa. Quando noi la raccontiamo, Margherita scopre che non è stata così fedele a se stessa. Sofia fa da specchio a Carlo, nel romanzo di Missiroli è la ragazza che si misura con il suo talento così come Carlo, entrambi si misurano attraverso la scrittura ed è attraverso questo gioco che poi nasce quest’alchimia tra i due. È come se facessero un percorso di formazione, attraverso la fedeltà e non fedeltà scoprono di avere un’identità non indifferente“.
Le location scelte in Fedeltà “sono cornici narrative“
I lettori saranno curiosi di sapere quanto e cosa è cambiato dal romanzo alla serie TV. Come ha spiegato lo sceneggiatore: “Delle novità ci sono, è un po’ inevitabile che sia così: è un romanzo intimista, che scava dentro l’anima dei personaggi, quindi quando devi filmare delle scene devi per forza inventare situazioni, eventi, gesti, decisioni dei personaggi che in quel modo non sono presenti nel libro. Speriamo che siano belle sorprese per chi ha già letto nel libro e si trova davanti un oggetto nuovo. I personaggi sono quelli del libro, il nucleo vero è lo stesso“.
La serie TV ha scelto come location principale la città di Milano, così viva e ricca di spunti che funge da cornice per la storia frastagliata di Carlo e Margherita. Ma, al tempo stesso, Milano non è soltanto una città qualunque, è protagonista della scena tanto quanto i personaggi. Il regista Andrea Molaioli, nel corso della conferenza stampa, ha spiegato: “Milano è una città molto particolare che abbiamo cercato di descrivere, di raccontare, che non fosse solo cornice alle vicende dei nostri personaggi ma che questa cornice diventasse anche narrativa e che nella sua specificità potesse accogliere anche qualcosa che non apparteneva solo a Milano. Il modo in cui mi sono approcciato a questa storia è stata di astenermi da qualsiasi tipo di giudizio. Milano ci sembrava molto adatta per sottolineare alcuni momenti che descrivono molto bene questo aspetto”.
La magia di Rimini in Fedeltà
Per Stefano Cipani, l’altro regista, Milano è anche “binomio tra antichità e modernità. È spietata e malinconica, ma anche molto dolce. Abbiamo cercato di raccontare questa città trovando punti chiave dove ambientare le nostre storie. Ad esempio la casa di Carlo e Margherita o anche solo il luogo dove Margherita lavora è in una zona di Milano a cui io sono sempre stato affezionato, estremamente trafficata con i tram caratteristici che passano vicino a questi nuovi edifici”.
Tuttavia Milano non è l’unica città coinvolta. Anche Rimini funge da cornice ad un certo punto e Alessandro Fabbri, essendo a sua volta romagnolo come lo scrittore del romanzo, ha provato una forte empatia per la storia. “Missiroli è romagnolo e sentire parte dell’anima della storia ambientata lì l’ha fatta sentire ancora più mia. Mi ha dato modo di aver una chiave d’accesso a certe atmosfere – c’è un certo episodio dove si va lì – è stato come tornare a casa“.
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