Prima ancora delle esistenze spezzate di Rue, Jules e Kat, con i rispettivi carichi emotivi, nella serie manifesto della Generazione Z Euphoria, di Sam Levinston; prima del teen drama per eccellenza – non invecchiato nel migliore dei modi – Dawson’s Creek o dell’epocale Christiane F. – Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino – che, in effetti, è un discorso a se stante – la ribellione giovanile aveva trovato spazio nella cultura già a partire da metà del secolo scorso. In maniera forse più politicizzata, ma pur sempre come espressione di una controcultura rivoluzionaria, emersero autori del calibro di Jack Kerouac, William S. Borroughs e Charles Bukowski. Sul grande schermo, invece, un nome tra tutti si impose divenendo la massima espressione della cosiddetta gioventù bruciata: James Dean.
James Dean, il “ribelle senza causa” che continua a fare scuola
“Sogna come se dovessi vivere per sempre. Vivi come se dovessi morire oggi.” Ribelle sulla ‘carta’, su James Dean si è detto veramente di tutto, tanto da non riuscire quasi più a distinguere la verità dal mito. E proprio la sua breve esistenza, spezzata all’improvviso quel tragico 30 settembre 1955 a causa di un incidente sulla sua Porsche 550 spyder, la sua Little Bastard, quel giovane talento, ancora grezzo ma già avviato, è divenuto una leggenda immortale. Appena tre film girati nel corso di 15 mesi, permettono al rebel without a cause di diventare uno dei volti più noti del grande schermo. Dopo essere stato notato da Elia Kazan che vede in lui il perfetto Cal Trask de La Valle dell’Eden – per il quale riceverà la nomination all’Oscar postuma – James Dean diventa Jim Stark di Gioventù Bruciata.
Giubbotto rosso con la zip a metà che lascia intravedere la t-shirt bianca, sguardo intenso e ciuffo a regola d’arte: Dean si impone a livello iconografico come la sintesi perfetta della Beat Generation. Il rifiuto dell’egemonia dominante e la rottura con la tradizione, a favore dell’indole ribelle ma sensibile, tormentata ma romantica trovano nella giovane promessa del cinema un volto su cui poggiarsi. E proprio lui inizia ad incarnare quelle istanze di ribellione giovanile e, di conseguenza, di conflitto generazionale che, negli anni successivi, hanno plasmato (in una forma più edulcorata, talvolta), il peculiare genere del teen drama.
L’influenza dell’eterno “ribelle”
Molto spesso, infatti, Gioventù Bruciata di Nicholas Ray viene indicato come il precursore del genere. Una definizione che, in effetti, non calza del tutto con il capolavoro del 1955. Ma che, sicuramente, ha gettato le basi dell’archetipico adolescente inquieto, con i suoi turbamenti generazionali (e i suoi traumi da elaborare), declinato nelle sue diverse ramificazioni. Ce ne ha fornito un esempio Breakfast Club di John Hughes; o il già citato Dawson’s Creek fino alla colonna portante degli Anni Duemila The O.C.
Dal geek cinefilo Dawson Leery/Seth Cohen, alla ragazza popolare Jen Lindley/Marissa Cooper, il teen drama è dunque uno spaccato (fortemente romanzato, certo) che in sé contiene gli stilemi di una generazione. Ad oggi, il ritratto più accurato della Gen Z spetta senza dubbio a Euphoria, serie evento della HBO con la vincitrice dell’Emmy Award Zendaya, che conserva ancora quella comune matrice di ribellione. E nulla sarebbe stato possibile senza James Dean, rimasto cristallizzato per sempre in quell’eterna giovinezza.
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