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Audrey Hepburn: il 20 gennaio del 1993 a 63 anni moriva l’icona intramontabile di stile

In Svizzera, in una stanza dalle ampie finestre con davanti a sé un bellissimo tramonto su quel paesaggio che amava

Settembre 1992. Audrey Hepburn stava tornando da un viaggio in Somalia fatto per seguire di persona un progetto benefico, quando accusò un forte dolore allo stomaco che la spinse a farsi visitare da alcuni specialisti. Purtroppo la diagnosi fu il peggiore verdetto che la Hepburn dovette sentire. Un cancro, che nell’arco di alcuni mesi si estese progressivamente all’interno del colon. Dovette subire due interventi. Ma ben presto i dottori si accorsero che purtroppo, il tumore si era esteso e che non vi erano più soluzioni per ridimensionare la massa tumorale.

Il passo successivo fu quello di ritornare nel luogo che amava più di ogni altra cosa. Una tana per la Hepburn. Bellissima, dallo scenario incantevole. Si rifugiò nella sua casa in Svizzera, ad aspettare che la fine di quella vita intensa seppur breve. La morte non tardò ad arrivare. Era il 20 gennaio del 1993 e a soli 63 anni, Audrey Hepburn – nella sua casa di Tolochenaz – se ne andò al tramonto, dolcemente, dinanzi a quel vasto paesaggio che riempiva le grandi finestre della sua stanza.

Ventinove anni fa ci lasciò l’attrice britannica nata nel 1929, cresciuta sotto il regime nazista. Un ombra storica che nel privato, Audrey, portò con sé. Quel mito indimenticato ed indimenticabile, che lavorò al fianco dei più grandi interpreti come Humphrey Bogart, Cary Grant, Gregory Peck e Gary Cooper, cercò di nascondere le paure di un passato tragico la cui storia ne descrive i suoi dettagli con l’eleganza, la bellezza ed il talento di un’attrice che diventò icona. Anche della “colazione” più famosa e glamour di Hollywood: colazione da Tiffany.

La fama di una donna che non era così distante dalle altre

Gli Anni Cinquanta furono per Hepburn i tempi della fama. Nel 1953 vinse l’Oscar per Vacanze romane, cui seguirono altri celebri film: Sabrina, Guerra e pace, My Fair Lady, Come rubare un milione di dollari e vivere felici. Ci furono Oscar, Golden Globe e riconoscimenti vari. Audrey Hepburn fu anche ambasciatrice UNICEF, a tal proposito il suo impegno umanitario nel 1992 le valse l’ottenimento della Medaglia presidenziale della libertà. Ma dietro quel velo di notorietà, vi era una vita privata e sentimentale setacciata da insicurezze e paure. Per questo motivo Audrey non era perfetta. Ma bella nella sua imperfezione. Esattamente come qualsiasi altra donna.

Cosa si nascondeva dietro la sua immagine, resa dalla storia come un modello di eleganza e grazia? Il ricordo di quel terribile inverno della fame del ’44 quando l’embargo di Hitler all’Olanda aveva lasciato la popolazione allo stremo delle forze, le stette vicino per molto tempo. Come una cicatrice sulla pelle, o un’ombra difficile da allontanare. Probabilmente quella tragica parentesi della sua infanzia la portò a non avere un buon rapporto col cibo. Sembrava fosse rimasta devota al digiuno come se fosse una religione. Non riusciva ad avere gravidanze serene tant’è che subì due aborti spontanei nel 1955 e nel 1959.

Soffriva di anemia, e nel periodo della sua fama aveva molta paura che a Roma – dove viveva il marito nonché psichiatra Andrea Dotti – venisse rapita lei o peggio ancora venissero presi i suoi figli. Per questo motivo scappò a vivere in Svizzera, in un paesino vicino Losanna. Da quel posto non si spostò più. Ci rimase per 30 anni circa, fino a quando non morì nel sonno dopo la malattia, tra le montagne e il lago di Ginevra. A salutarla ci furono i suoi ex mariti Andrea Dotti e l’attore Mel Ferrer, il compagno Robert Wolders e i figli dell’attrice, Luca Dotti e Sean Hepburn Ferrer.

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