Solo di recente Pietro Castellitto aveva suscitato non poche polemiche per aver affermato: “Chi è cresciuto a Roma Nord, ha fatto il Vietnam.” Una frase fraintesa, frutto di un’ironia ricercata che, in fin dei conti, non ha mai mancato di mostrare. Come ha spiegato in un’intervista rilasciata a Fanpage.it, infatti, il suo discorso mirava a rimarcare “una certa ferocia di Roma Nord” che comporta “la difficoltà di instaurare rapporti sinceri sotto lo stesso tetto.” Figlio d’arte, “sfacciatamente” romano, si è affrancato definitivamente trovando la sua strada, che lo ha portato sia dietro la macchina da presa, che alla stesura del suo primo romanzo. Insomma, nei suoi primi 30 anni, Pietro Castellitto ha già raggiunto diversi traguardi.
Pietro Castellitto, il successo del “figlio” d’arte
Primo dei quattro figli di Sergio Castellitto e Margaret Mazzantini nasce il 16 dicembre 1991 a Roma. Muove i primi passi nel mondo del cinema grazie ai genitori. Debutta, infatti, in un piccolo ruolo nel film Non ti muovere, scritto, diretto e interpretato dal padre e basato sull’omonimo romanzo della madre. Sempre per la regia del padre, prende parte anche in Venuto al mondo, ancora una volto tratto da un’opera letteraria targata Mazzantini. Cinema e letteratura diventano dunque le forze motrici che muovono il percorso di Pietro Castellitto il quale, una volta laureatosi in Filosofia presso la Sapienza – Università di Roma, procede per il sentiero ormai tracciato.
Nel 2018 interpreta infatti Secco ne La profezia dell’armadillo, basato sul soggetto di Zerocalcare, che ultimamente ha debuttato nella serialità con Strappare lungo i bordi su Netflix. Inizia subito la sua parabola ascendente che, nel 2020, lo porta al suo acclamato esordio alla regia. Seguendo le orme del padre, scrive, dirige e interpreta I Predatori. Il lungometraggio gli riserva un trattamento di lusso da parte della critica italiana. In occasione della 77a Mostra del Cinema di Venezia, infatti, vince il premio per la Miglior Sceneggiatura nella sezione parallela Orizzonti. Il film gli consente inoltre di vincere un David di Donatello e un Nastro d’Argento come Miglior Regista Esordiente. L’anno seguente, Pietro Castellitto segna un nuovo traguardo. Per il piccolo schermo, infatti, l’interprete si reinventa in un’inedita veste, diventando Il Capitano.
Da Totti ai Mostri di Mainetti: il 2021 è stato l’anno di Pietro Castellitto
Indossando la celeberrima maglietta numero 10, l’attore ha ricoperto il ruolo di Francesco Totti nella serie Sky Speravo de morì prima. Rivestire i panni di uno dei monumenti della romanità – un ruolo per il quale, si può dire, si è preparato tutta la vita – ha mostrato la grande abilità di Pietro Castellitto di riproporre il Capitano in ogni sua sfaccettatura. Dalle spallucce, ai tic, fino alla roteazione degli occhi: Castellitto ha portato in scena il mito eterno di Totti.
Per il secondo anno di seguito, nel 2021 l’interprete – ormai completamente affrancato e in possesso di una sua identità – è tornato al Lido di Venezia per la 78a edizione. Stavolta, tuttavia, in veste d’attore per uno dei lungometraggi in corsa per il Leone d’Oro nella Sezione Ufficiale: Freaks Out, per la regia di Gabriele Mainetti. Il film, arrivato in sala lo scorso 28 ottobre, è stato tra i progetti più attesi della stagione cinematografica, dopo essere slittato a causa della situazione pandemica. Al contempo, l’ultimo anno è stato per Castellitto un anno di cambiamenti su più fronti. Di recente, infatti, ha scelto di seguire le orme della madre, Margaret Mazzantini, debuttando nelle librerie con il suo primo romanzo: Gli iperborei.
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