“Accettare questo strano appuntamento è stata una pazzia”, cantava Ornella Vanoni nel 1970 con la sua voce inconfondibile, interpretando il testo scritto per lei da Bruno Lauzi, che oltre trent’anni dopo avrebbe fatto da colonna sonora perfino al film Ocean’s Twelve. “Ho sbagliato tante volte ormai che lo so già, che oggi quasi certamente sto sbagliando su di te. Ma una volta in più che cosa può cambiare nella vita mia?”.
Di appuntamenti e di storie finite Ornella Vanoni ne ha avuti moltissime. Oggi ci scherza su come solo lei sa fare, non a caso scegliendo di farsi corteggiare con ironia da Colapesce e Dimartino in un brano come Toy Boy. Una canzone che, già nel titolo, questa estate ha strizzato l’occhio a tutto l’immaginario erotico e senza fine di Ornella. Tra amori passati e mai dimenticati.
Giorgio Strehler, il primo vero amore di Ornella Vanoni
Anni Cinquanta. Ornella, appena 19enne, cercava un posto nel mondo e lo trovò al Piccolo Teatro di Milano. Lì divenne allieva di Giorgio Strehler e, ben presto, anche la sua compagna. Inutile dire che per l’epoca fu una relazione scandalosa, sia per la grande differenza d’età tra i due, sia perché Strehler era sposato. Eppure quell’amore nacque tra la timidezza di entrambi e sbocciò proprio grazie ad un’attrazione artistica destinata a diventare un vero sodalizio. Tra le mura del Piccolo di Milano e tra le braccia di Strehler, prese forma il personaggio di Ornella Vanoni: prima la sofisticata e attraente cantante della Mala, poi un’artista pronta ad emanciparsi e proseguire da sola. Negli anni Ornella ha parlato molto delle grandi relazioni della sua vita, affermando tutto e il contrario di tutto. Ma una cosa l’ha ribadita sempre: “Giorgio Strehler è stato l’uomo che mi ha amato di più”.
Gino Paoli, senza fine
Tutt’altra storia. Se Strehler è stato l’uomo che più l’ha amata nella vita, forse Gino Paoli è stato quello che Ornella ha amato di più. Nonostante anche lui fosse sposato (all’epoca con Anna Fabbri), e nonostante all’inizio lei credesse che fosse omosessuale, quello tra Paoli e Vanoni fu un colpo di fulmine fortissimo. Si incontrarono alla Ricordi, dove iniziò un sodalizio artistico per cui ancora oggi dobbiamo essere grati (Senza fine è dedicata proprio alle grandi mani di Ornella) e che ha resistito anche ai loro drammi sentimentali. Perché la loro fu una storia tanto appassionata quanto tormentata. Per lui Ornella sopportò i continui tradimenti (era un’amante che veniva a sua volta tradita), e insieme dovranno superare anche il trauma di un aborto spontaneo. Non ci riuscirono: “Non lo trovavo mai, e piangevo. L’ho lasciato col cuore che era uno spezzatino“. Ornella accettò di sposare un altro uomo, per poi dichiarare tempo dopo che si trattò di uno sbaglio: “Quel matrimonio fu un errore, io amavo ancora Gino. Avrei dovuto dire la verità, sarebbe stato più leale”.
Il matrimonio con Lucio Ardenzi
Una storia nata per caso, e per lenire i dolori dei due amori precedenti. Quello con Strehler, sposato, e quello con Paoli, sposato anche lui. Ornella trovò in Lucio Ardenzi un porto sicuro, e decise di sposarsi anche lei. Ma nel 1960, come ammise a se stessa e al resto del mondo anni dopo, era ancora innamorata di Gino Paoli. Eppure quel matrimonio (celebrato a Pavia, nel paesino di Porana di Pizzale) durò per ben 12 anni, e dall’unione con Ardenzi nacque anche l’unico figlio della cantante, Cristiano. Vanoni tornò più volte a ricordare i retroscena di quel matrimonio, comprendendo e confessando che avrebbe voluto essere più leale con il suo ex marito. “Il giorno delle nozze non mi sarei dovuta presentare – raccontò a Sette nel 2011 – avrei dovuto dire a Lucio la verità. Ma non ho trovato il coraggio. Gino mi aveva detto che sarebbe venuto in chiesa a suonare per noi ‘Il cielo in una stanza’“.
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