Mentre la vaccinazione aiuta a ridurre i casi gravi e i ricoveri legati al Covid-19, la ricerca si muove a passo svelto sul fronte delle cure da adottare. Di recente, infatti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito 2 anticorpi monoclonali tra i farmaci raccomandati, mentre si stima che solo in Italia 6.135 persone abbiano ricevuto un trattamento del genere. Ecco quali sono le novità sulle cure con anticorpi monoclonali e sul nuovo aerosol messo a punto dai ricercatori.
Anticorpi monoclonali: in Italia 6.135 pazienti curati così
Al centro del dibattito da mesi, gli anticorpi monoclonali vengono considerati oggi efficaci cure in molti casi. In parole semplici, agiscono bloccando l’eccessiva reazione immunitaria a cui spesso si assiste nei pazienti malati di Covid-19. Come riportato da AdnKronos, in Italia ben 6.135 i pazienti hanno ricevuto un trattamento di questo tipo, per cui sono stati inseriti nell’apposito registro di monitoraggio realizzato dall’AIFA. Dal 10 marzo, data in cui questa cura ha ricevuto l’approvazione in via emergenziali, all’1 luglio, data dell’ultimo aggiornamento dell’Agenzia Italiana del farmaco, sono state segnalate 195 le strutture di 21 Regioni o Province autonome che hanno utilizzato queste terapie. Nelle ultime settimane, secondo il monitoraggio, si è assistito a un calo delle prescrizioni. Parlando in termini numerici assoluti, la regione con maggiore utilizzo è il Lazio (832 pazienti), seguita da Veneto e Toscana.
Aerosol e nuove cuore per fronteggiare il virus
Non solo vaccini e anticorpi monoclonali, la ricerca agisce a tutto tondo per curare e prevenire le infezioni da covid. I laboratori del Ceinge-Biotecnologie avanzate di Napoli, in unione con una casa farmaceutica coreana, hanno creato un aerosol molto efficace. Si tratta di un farmaco con polifosfati (PolyPs) a catena lunga pronto per la sperimentazione sull’uomo. Finora questo tipo di polifosfati era stato sperimentato per il virus Hiv responsabile dell’Aids. Mostrerebbe efficacia, però, anche contro il virus SarsCoV2. Se la sperimentazione avesse esito positivo, si avrebbe a disposizione un farmaco sicuro e accessibile su larga scala.
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