E’ un Vasco Rossi carico a mille quello che in questi giorni ha risposto all’invito di Cesare Cremonini, debuttando come colonnista sulle pagine di Vanity Fair. La leggendaria rivista ha affidato all’ex Lunapop il suo ultimo numero, e il cantante non ha esitato a coinvolgere l’amico nella realizzazione; ecco dunque che l’editoriale più atteso dell’edizione in edicola è proprio quello scritto dal rocker di Zocca, che nelle poche righe a disposizione ha ripercorso criticamente le fasi più dure della sua vita. Esplorando il tema della sopravvivenza, ovviamente legata al Covid, la star del rock italiani ha rievocato i momenti più traumatici del suo percorso.
“Nel 2011 andai in coma per tre volte, mi salvarono per un pelo”: la grande paura di Vasco Rossi rivelata oggi nella sua lettera a Vanity Fair
“Io sono sopravvissuto agli anni ’70, quando c’erano gli anni di piombo, le BR, Lotta Continua e Potere Operaio“, esordisce Vasco Rossi nei suoi ricordo, tornando addirittura a inizio carriera e agli anni dell’affermazione in classifica. “Poi agli anni ’80, gli anni da bere, dell’edonismo. Sono sopravvissuto alla droga e agli eccessi, combinando diverse caz**te ma pagandole tutte“. Periodi complicati, ma non meno difficili sul piano personale rispetto agli anni della maturità, segnati da lutti e depressione. “Poi sono sopravvissuto anche al 2000, al millennium bug, la fine del millennio”, prosegue. “Quando i miei amici hanno cominciato a morire, Lolli, Massimo Marietto… e sono andato in depressione, sopravvivendo anche a quella“.
Il momento più crudo del suo racconto Vasco Rossi lo dedica però a questi anni; virtualmente trascorsi nell’apprezzamento più totale di pubblico e critica, il rocker ha in realtà affrontato le sue sfide più dure proprio in questo periodo. Arrivando addirittura a sfiorare la morte. “Infine, sono sopravvissuto a tre malattie mortali“, confessa dunque, senza specificarne la natura. “Nel 2011 finii in coma per tre o quattro volte. Mi ripresero per un pelo. Ma sono sopravvissuto anche a questo“. Acqua passata, seppur vicina nel tempo; ora la testa è tutta rivolta al presente, e alla situazione sanitaria mondiale. “Penso che sopravviverò anche al Covid“, conclude. “O forse no. Forse morirò di noia per il lockdown“.
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