Spettacolo

Omicidio Marco Vannini, film inedito sulla morte del giovane: genitori indignati

Claudio Di Napoli, regista di Ostia, avrebbe intenzione di girare un film sulla triste vicenda del giovane Marco Vannini; il ragazzo ventenne di Ladispoli ucciso in circostanze ancora poco chiare nella casa della sua fidanzata. 

La famiglia del ragazzo non ci sta ed hanno fatto sapere che si muoverà per via legali qualora il progetto dovesse andare in porto. 

“Siamo stati informati che un’emittente sta trasmettendo servizi (o spot pubblicitari, non sappiamo definirli), che abbiamo visionato, relativi all’uscita di un film su Marco Vannini. Nel corso del servizio (o spot pubblicitario) viene annunciata l’uscita ‘in estate’ di un film dal titolo ‘Perché mi hai lasciato morire’ che sarebbe stato girato ‘su Marco Vannini’ da un regista di Ostia. Quest’ultimo, intervistato, conferma la circostanza e, tra varie banalità, afferma che è in procinto di rivelare la verità ‘vera’, annunciando ‘retroscene un po’ particolari’. Diffidiamo la diffusione di questo o simili filmati, stante il nostro fermo diniego a siffatto utilizzo dell’immagine di nostro figlio e, in genere, della tragica vicenda” così ha replicato la famiglia del giovane. 

Marco Vannini, perchè il ragazzo è stato ucciso: svelati i motivi

Cosa si cela dietro il terribile omicidio del giovane Marco Vannini? Perché il ragazzo è stato ucciso? Si è trattato solo di una lite banale? Forse Antonio Ciontoli non è l’unico attore coinvolto nella terribile vicenda che ha visto morire Marco Vannini: la dinamica potrebbe essere più complessa di quanto inizialmente si ipotizzasse: una dinamica che vede coinvolta (davvero) un’intera famiglia. Le ultime indagini sull’omicidio del giovane di Ladispoli starebbero confluendo intorno ad un altro personaggio della vicenda, il fratello della fidanzata di Marco. Federico Ciontolifratello di Martina, ha avuto un ruolo in questa triste vicenda? E se sì, di che natura? E’ su questo che gli inquirenti stanno cercando risposte. 

Risposte che, almeno al momento, non trovano conferme o chiarezza. Questa indiscrezione è trapelata anche sul settimanale Giallo che riporta in copertina proprio la notizia di un eventuale coinvolgimento di Federico Ciontoli nella storia. Una versione al momento da chiarire. 

Parla il testimone: “Adesso ho paura per la mia famiglia”

Dopo le mie dichiarazioni temo per la mia famiglia e per la mia incolumità. Ho detto tutta la verità ma adesso non posso più dire nulla.” Così Davide Vannicola, rilasciando un’intervista al settimanale Giallo, avrebbe raccontato i suoi dubbi e i suoi tormenti sull’intero caso Marco Vannini. Una vicenda che ha visto coinvolto Antonio Ciontoli e la sua famiglia e che avrebbe visto morire in circostanze poco chiare con un colpo di pistola il giovane Marco.

Marco Vannini, dichiarazione inquietante dopo l’omicidio: “Hanno fatto un casino”

Si continua a discutere intorno al caso Vannini: secondo le ultime indiscrezioni, Antonio Ciontoli avrebbe ricevuto un regalo da Roberto Izzo, un suo amico, poco prima dell’omicidio. Secondo un’indiscrezione presente su LettoQuotidiano, Vannicola, alla sua testimonianza di cui sopra, aggiunge anche che Izzo ha fatto un regalo a Ciontoli portandolo nella sua pelletteria. La richiesta specifica, ovvero la fabbricazione di una catana con fondina per inserire la pistola.

Izzo ha ideato questo regalo per sdebitarsi con Antonio, in quanto grazie a lui sarebbe entrato a far parte del servizi segreti. Resta però il dubbio di dove sia adesso questa catana. 

Marco Vannini, agghiacciante rivelazione potrebbe incastrare la famiglia Ciontoli

Rischia di complicarsi ulteriormente il caso Marco Vannini. Un servizio lanciato dal programma Le Iene potrebbe aprire un nuovo scenario sulla colpevolezza dei Ciontoli, come la testimonianza inedita di Davide Vannicola, amico dell’ex comandante dei Carabinieri di Ladispoli, Roberto Izzo.

“Ciontoli mi ha chiamato dicendo che hanno fatto un grosso guaio.” La dichiarazione riportata lascerebbe intendere che la responsabilità di quanto successo a Marco non sia esclusivamente di Antonio Ciontoli ma di tutta la famiglia? Le indagini continuano. 

Marco Vannini, nuove testimonianze mettono in dubbio la versione dei Ciontoli

Il programma Le Iene è tornato a discutere della dolorosa vicenda di Marco Vannini, il ragazzo di Ladispoli morto nel 2015 a casa della sua fidanzata, Martina Ciontoli. Per il suo omicidio fu condannato a 5 anni di reclusione, Antonio Ciontoli, il papà della ragazza.

Adesso spuntano due ulteriori testimonianze: quella di Massimiliano Montini, “Massi” il datore di lavoro di Marco e quella del brigadiere dell’Arma dei Carabinieri Manlio Amadori, uno dei primi ad intervenire sul luogo la sera in cui Marco Vannini venne ucciso. Il capo di Marco, “Massi” durante gli interrogatori è stato citato diverse volte, dato che la famiglia Ciontoli sosteneva che Marco dopo essere stato ferito urlasse: “Scusa Massi” smentendo la teoria dei vicini che affermavano di aver sentito più volte gridare Marco: “Scusa Marti” (il nome della sua fidanzata.

Ai microfoni dell’inviato GoliaMontini ha ammesso: “È una storia strana, assurda, da non capacitarsi. A distanza di molto tempo per me è come se fosse successo ieriMarco l’ho conosciuto nel 2013 era un ragazzo modello, il figlio che vorresti avere: serio, educato, buono e disponibile, una bellissima persona. Parlarne non è facile, ti risale tutto, rivivi i sentimenti e le emozioni che hai provato in quei giorni, è molto difficile. Nel 2015 ci siamo sentiti per la stagione che doveva fare, ho ancora i messaggi sul telefono, non li cancello“. Con Marco si erano sentiti pochi giorni prima della tragedia e il ragazzo aveva lavorato sabato 16 e domenica 17, il giorno stesso dell’omicidio: “Quel giorno ci siamo salutati dovendo rivederci la prossima settimana, gli ho dato il compenso dei due giorni di lavoro, 100 euro. Mai stati ritrovati i soldi, io sono stato anche a testimoniare a processo in merito, ma niente“.

Golia allora ipotizza che il denaro potesse essere stato conservato dalla vittima all’interno dei vestiti che indossava quella sera, mai riconsegnati alla famiglia: “Marco venne a lavorare con un paio di calzoncini celesti e bianchi e la canottiera da bagnino. Quei calzoncini che aveva quando è stato portato al pronto soccorso non erano i suoi“.

 

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