Omicidio Loris Stival, Veronica Panarello: il marito ha deciso di separarsi
Davide Stival, il marito di Veronica Panarello, starebbe pensando alla separazione. L’uomo sta vivendo una situazione difficilissima. Il figlioletto Loris morì nel 2014, per quella morte finì in carcere proprio sua moglie Veronica accusata del suo omicidio.
Un dolore doppio, forse anche per questo ha mandato avanti i documenti per la separazione giudiziale, proprio per non avere più nulla a che fare con lei. In merito a questo il Giudice ha ordinato che Davide Stival informi continuamente Veronica sullo stato di salute e crescita del loro secondogenito, nonché sul suo rendimento scolastico.
Veronica Panarello: ecco cosa l’ha spinta ad uccidere il figlio Loris Stival
Quella maledetta mattina del 29 novembre 2014 Loris Stival e sua madre, Veronica Panarello, erano in auto quando il bambino ha cominciato a piangere chiedendo con insistenza di non andare a scuola. A quel punto, la donna, esasperata, gli ha dato le chiavi di casa. E così Loris è tornato indietro. Come scrive Giallo, dopo aver accompagnato il figlio più piccolo all’asilo.
Veronica sarebbe andata a fare un sopralluogo nella zona in cui ha successivamente nascosto il cadavere. Tornata a casa, la Panarello ha ucciso Loris. E’ questa la ricostruzione dei giudici che, in secondo grado, hanno confermato la pena di 30 anni di reclusione per la donna.
Le motivazioni della sentenza
“Ritiene la Corte che la genesi del movente sia da collegare ai nodi conflittuali della sfera familiare e alle conseguenti sensazioni di profonda angoscia e ansia della Panarello, che hanno agito come una miccia, innescando nella donna una fortissima rabbia in relazione al comportamento di Loris – si legge nella sentenza -. L’azione di strangolamento è stata posta in essere con la piena coscienza e la volontà di sopprimere la vittima. Ciò è dimostrato: dal tipo di strumento utilizzato, una fascetta stringi cavo a strozzo; dalla forza impressa sullo stesso per cagionarne rapidamente la morte per asfissia; dall’uso di un’altra fascetta per bloccare ogni possibile reazione del bambino in fase agonica; nonché dalla condotta successivamente posta in essere dall’imputata”.
Veronica, infatti, “non si è in alcun modo attivata per eliminare le conseguenze del delitto chiamando i soccorsi ma si è adoperata per disfarsi rapidamente del cadavere, peraltro con modalità tali da depistare le indagini“. Dopo il delitto, la donna ha preso il cadavere del piccolo, lo ha caricato nel baule dell’auto per buttarlo in un canalone in località Mulino Vecchio, nelle campagne di Santa Croce Camerina. Si trattava di una zona che la donna conosceva molto bene, avendola frequentata da ragazzina. Come riporta Giallo, Loris è stato ritrovato senza mutandine e con i pantaloni abbassati. Proprio questo, per i giudici, è stato un tentativo di depistaggio da parte della Panarello per credere che l’assassino del figlio fosse un pedofilo.
Veronica Panarello accusata di calunnia: ecco perché
Veronica Panarello tornerà in tribunale il prossimo 28 maggio 2019. Il gip Ivano Infarinato ha, infatti, fissato con decreto l’udienza nella quale verrà discusso il rinvio a giudizio della donna colpevole dell’omicidio del figlio Loris Stival. Veronica dovrà rispondere di calunnia nei confronti dell’ex suocero Andrea Stival. Come riportato da Ragusa News, il giudice di primo grado, aveva ordinato la trasmissione degli atti alla Procura per procedere per calunnia. La richiesta è stata formalizzata dal pubblico ministero Marco Rota dopo l’acquisizione anche della sentenza della Corte d’Appello che ha confermato la condanna in primo grado.
Nonostante le due sentenze, la Panarello continua a dichiararsi innocente e ha chiamato in correità il suocero indicandolo come autore materiale del delitto. Veronica sostiene, infatti, che lei e il padre del marito fossero amanti e che il bambino lo avesse scoperto. A quel punto il nonno avrebbe ucciso Loris affinché non rivelasse a nessuno, in particolare a papà Davide, quel morboso segreto. Le indagini hanno però accertato la completa estraneità (“anche morale” scrisse nelle motivazioni di sentenza, la Corte d’Appello) di Andrea nell’omicidio.