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Marco Vannini, pena ridotta per Ciontoli: esplode la polemica

Le sentenze si rispettano sempre. Ma questa, per i familiari di Marco Vannini e per quanti negli ultimi anni hanno preso a cuore la terribile vicenda di questo ragazzo, è difficile da mandar giù. Nella giornata di ieri, 29 gennaio 2019, la Corte d’Assise d’Appello di Roma si è pronunciata sull’omicidio del 20enne di Cerveteri. I giudici hanno condannato Antonio Ciontoli alla pena di 5 anni di reclusione (abbassando dunque la pena iniziale di primo grado che lo aveva condannato a 14 anni). Per l’uomo è stato derubricato il reato da omicidio volontario con dolo eventuale a omicidio colposo. Confermate invece le pene a 3 anni per la moglie Maria Pezzillo e i figli Federico e Martina, fidanzata di Marco, accusati di omicidio colposo. Assolta di nuovo Viola Giorgini, fidanzata di Federico Ciontoli e anche lei in casa la sera della tragedia, accusata di omissione di soccorso.

Le reazioni in aula

Alla lettura della sentenza in aula è esplosa la protesta dei familiari e degli amici presenti.  “E’ una vergogna, venduti, è uno schifo, strappiamo il certificato elettorale” le urla. “La vita di Marco non può valere cinque anni. Dove sta la Legge? Aveva il futuro davanti“. Le parole del papà di Marco. A cui si aggiunge poi la rabbia di Marina, la madre del giovane.

Vergogna Italia! – ha detto in lacrime Marina, che ha apostrofato pesantemente i giudici già prima della fine della lettura della sentenza – non voterò più e straccerò le tessere elettorali. Mi hanno ammazzato un figlio di 20 anni e non l’hanno soccorso in tempo: Marco poteva salvarsi ma loro non hanno fatto che inventare una bugia dopo l’altra per coprire una scena che ancora non è stata chiarita dopo quattro anniCom’è possibile che le condanne siano state persino ridotte? Questa sentenza non è stata pronunciata nel nome del popolo italiano, non certo del mio“. “Vergogna, è uno schifo!“. “Venduti, non c’è Stato per Marco!“, hanno gridato anche gli amici e i parenti prima di essere allontanati dall’aula della Corte d’Appello. 

Il sindaco di Cerveteri: “Mi vergogno ad indossare la fascia tricolore”

Duro il commento di Alessio Pascucci, Sindaco di Cerveteri, Comune di residenza della famiglia di Marco Vannini. “Uno Stato che consente di uccidere un suo ragazzo senza che di fatto i suoi assassini vengano puniti non è uno Stato di diritto. E’ uno Stato in cui la giustizia oramai è morta e le Istituzioni non sono più un riferimento credibile per i cittadini“.

Spiace dirlo da uomo delle Istituzioni ma il caso di Marco ha scosso tutta la nostra comunità, per l’evento truce e infame che ha portato alla morte di questo giovane ragazzo. Da sindaco – conclude Pascuccimi sento di dire che oggi provo un senso di vergogna nell’indossare la fascia tricolore in rappresentanza di uno Stato che non tutela i cittadini e che lascia impuniti gli assassini di Marco. Metterò le bandiere della nostra città a lutto e invito i sindaci di tutta Italia a farlo in rispetto di Marco Vannini e dei tantissimi che come lui hanno perso la vita senza che lo Stato italiano gli riconoscesse giustizia”.

 

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