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Primo Piano

Marco Vannini, il racconto straziante del vicino di casa Ciontoli

A Quarto Grado si è tornati a parlare di Marco Vannini. E’, infatti, attesa per il prossimo 29 gennaio la sentenza di secondo grado per la morte del bagnino 20enne. Alle telecamere di Rete 4 arriva un racconto straziante: quello di Tommaso Liuzzi, ex vicino della famiglia Ciontoli. Lui e tutta la sua famiglia hanno testimoniato durante l’udienza di primo grado nel processo per la morte del giovane di Cerveteri. L’uomo ripercorre i tragici momenti di quella maledetta sera del 17 maggio 2015. “Ad un certo punto un forte boato mi ha svegliato” – dice Liuzzi – “Ho capito che proveniva dall’appartamento accanto. Ho iniziato a sentire delle urla molto forti e ho capito che qualcuno si era fatto male“. L’uomo, evidentemente provato, continua il suo racconto: “Non avevo mai ascoltato prima urla delle urla come quelle“.

Quello che mi ha colpito di più è che Marco dicesse a Martina con una voce così preoccupata Scusa Marti. La nostra deduzione, quindi, è stata, che avesse fatto qualche stupidaggine“. Sarà proprio la moglie di Tommaso Liuzzi, infermiera di professione, ad uscire di casa, anche su invito del marito, per accertarsi che tutto sia apposto e per verificare se qualcuno avesse bisogno di lei. E come ripercorso anche durante la prima udienza del processo di secondo grado, a rassicurare la vicina di casa, ci pensò Viola Giorgini, fidanzata di Federico Ciontoli. “Le hanno detto che l’ambulanza stava arrivando”.

Liuzzi parla poi anche della visita a casa sua, alcuni giorni dopo la morte di Marco, di Maria Pezzillo, moglie di Antonio Ciontoli. “Non veniva a casa mia da parecchi anni”, ha sottolineato. Una visita che Liuzzi ha comunque voluto registrare di nascosto. In questa visita, la Pezzillo chiese ai suoi vicini di casa che cosa avessero sentito quella notte. E all’affermazione di Liuzzi di aver sentito Marco chiedere scusa a Martina, Pezzillo corregge: “No, Massi … Massi” (il datore di lavoro di Marco). “Ma scusa di cosa? – ha chiesto e si chiede l’ex vicino di casa dei Ciontoli – A questa domanda Maria Pezzillo si irritò moltissimo“.

Ed anche per questa famiglia, vissuta porta a porta con i Ciontoli, la vita, da quella tragica notte è cambiata. In particolar modo per la figlia. “Ha chiuso con la musica – ha raccontato Tommaso – e questa vicenda le ha aperto la strada della giurisprudenza“. Poi un pensiero ai genitori di Marco: “Forse non potranno mai trovare la pace, ma almeno avere quel senso di giustizia che gli dia una motivazione“.

“La legge è uguale per tutti e deve essere così”

Non è facile per un genitore al quale hanno ucciso un figlio rimanere lucido e lottare per avere giustizia. Sono sempre stata una donna forte e ho una famiglia che mi sostiene, mio marito che mi è sempre vicino. Noi siamo in vita per dare giustizia a Marco, perché dentro siamo morti” a parlare è Marina Conte, mamma di Marco, all’Agenzia Dire. Alle madri e alle donne che vivono esperienze come la sua, Marina lancia un appello: “Non bisogna mai mollare. Perché dentro un aula di Tribunale c’è scritto che la legge è uguale per tutti e deve essere così. Sempre”.

La mamma di Marco poi aggiunge: “Casalinga, non ho avuto Marco giovanissima per i canoni del tempo. Mi sono dedicata totalmente a lui, eravamo una cosa sola. Avevo tanto desiderato questo figlio. Quando è nato è stato il giorno più bello. Lo chiamavo principe”. Sulla sentenza del processo, attesa nei prossimi giorni, Marina dichiara: “Dall’appello mi aspetto la giustizia giusta“. “Sono una cittadina italiana e voglio essere tutelata. Mi auguro che i giudici tengano conto di tutto. Delle chiamate al 118 e del fatto che Marco poteva essere salvato“.

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