E’ scioccante la testimonianza di Antonella Pennesi, il sovrintendente capo della polizia locale di Pollenza. La donna ha, infatti, raccontato a Il Resto del Carlino quello che successe la mattina del 31 gennaio 2018, quando, assieme ad un collega, aprì i trolley con i resti di Pamela Mastropietro. Per la morte di quest’ultima è attualmente in carcere, il pusher nigeriano Innocent Oseghale. “Era arrivata una chiamata in Comune, al centralino, da parte di una residente che aveva notato due valigie lungo la strada – ricorda la Pennesi -. L’impiegata mi ha informato subito della telefonata, ho avvisato il comandante e questi ha voluto accompagnarmi. In piazza c’era una pattuglia dei carabinieri, ho segnalato la presenza dei bagagli anche a loro e siamo partiti. Io sarei andata anche da sola, fa parte del nostro lavoro. Mi dicevo: Mica ci sarà una bomba!. Mai avrei immaginato di trovare una ragazza fatta a pezzi. Avevo sentito della scomparsa di una 18enne dalla comunità di Corridonia tramite Chi l’ha visto? e ricordavo che aveva un trolley di colore rosso, ma credevo che alla peggio lo avesse abbandonato lì, con le sue cose”.
La vigilessa continua il suo straziante racconto: “Appena il carabiniere davanti a me ha aperto la valigia, mi sono girata e ho detto: Ti prego, dimmi che è un animale. Siamo rimasti tutti sconvolti. Non usciva nessun odore dal trolley e non c’era sangue. Lì per lì mi sono fatta coraggio, abbiamo chiuso la strada e continuato il lavoro. Poi più tardi, a turno finito, mi sono sentita svenire, sono crollata. Pamela poteva essere una figlia, una nipote”. Antonella Pennesi parla anche dell’incontro con Alessandra Verni, la mamma della giovane vittima. “Sì, l’ho incontrata. Ero in servizio il giorno dell’inaugurazione della stele a Casette Verdini (nel settembre dell’anno scorso, ndr). Mi sono presentata alla mamma, allo zio, alla nonna, insomma ai familiari. Con la mamma ci siamo abbracciate e abbiamo pianto insieme. Tuttora a Pollenza basta vedere una valigia che la gente va nel panico e teme di rivivere quel terrore. È successo di recente, per un falso allarme”.
Pamela Mastropietro, le accuse scioccanti: “Chiesa pagò casa a Oseghale”
In un’intervista ad Affaritaliani, Marco Valerio Verni, zio di Pamela e legale dei familiari, cerca di fare il punto della situazione. Dalle sue parole emerge, però, un particolare non di poco conto: una parrocchia di Villa Potenza, frazione di Macerata, ha offerto sostegno logistico ed economico ad Oseghale, che all’epoca era già stato condannato per droga.
“A quanto pare, una parrocchia di Macerata ha pagato per tre mesi l’appartamento abbastanza lussuoso dove viveva Innocent Oseghale, imputato per la morte di Pamela. Si trattava di 450 euro al mese. – dichiara Verni -. Ecco spiegato, forse, l’atteggiamento davvero tiepido del vescovo di Macerata e il silenzio della Chiesa su questa vicenda orribile. Sulle indagini, ci sono state, indubbiamente, forti pressioni: mi ricordo che dopo la scoperta dell’orribile omicidio, ed i fatti di Traini, lo stesso ministro Orlando fece visita alla Procura di Macerata. Avevo chiesto, recentemente, di accedere all’appartamento degli orrori con i miei consulenti: mi è stato negato. Perché?”