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Sissy Trovato Mazza, la madre attacca la direttrice del carcere

Si è spenta lo scorso 12 gennaio 2019 Sissy Trovato Mazza. La giovane agente di polizia era ridotta in stato vegetativo da un colpo di pistola: a seguito di una grave infezione che ha complicato il quadro clinico già piuttosto delicato, Sissy non ce l’ha fatta. Il suo caso è stato inizialmente trattato come tentato suicidio ma, alcuni dettagli hanno poi direzionato le indagini sulla pista dell’omicidio. Prima di venire colpita da quel proiettile, la 28enne stava portando avanti una vera e propria battaglia contro gli abusi in carcere. Nella giornata di oggi, 22 gennaio 2019, è prevista la celebrazione del funerale.

“Daremo l’ultimo saluto a mia figlia una settimana in ritardo rispetto alla data che avevamo previsto, abbiamo dovuto aspettare che le facessero l’autopsia – dice mamma Caterina a Fanpage.it – ma cosa c’era da scoprire? Cosa mai poteva rivelare il corpo di mia figlia dopo due anni di strazio? I medici dovevano esaminarla il 1° novembre 2016, il giorno in cui è rimasta vittima di quel maledetto colpo di pistola, non dopo due anni di malattia e interventi chirurgici. Invece è stata lasciata a se stessa. Perché? A chi dava fastidio quanto accaduto a mia figlia?“. 

“Adesso e sottolineo, solo adesso – continua Caterina – sono stati disposti esami sull’arma per estrarre il DNA e sul computer di mia figlia: doveva morire perché si muovesse la macchina della giustizia?“. La donna non le manda poi a dire all’ex direttrice del carcere di Venezia, dove prestava servizio Sissy prima di morire. “Spero di vedere Gabriella Straffi almeno ai funerali. In questi ultimi due anni l’interesse dell’ex direttrice del carcere di Venezia, a cui ordini lavorava mia figlia quando è rimasta vittima di quel colpo di pistola è andato scomparendo. Verrà? O ha dimenticato mia figlia e quello che è successo?“.

Sissy Trovato Mazza: il mistero dei festini in carcere

Sissy Trovato Mazza, prima di quella tragica mattina, aveva raccontato ai familiari ed alcuni amici ciò che aveva scoperto nel carcere dove prestava servizio. La ragazza, precisa e corretta nel lavoro, aveva visto come, tramite la lavanderia, entrasse all’interno della struttura carceraria della droga. La giovane aveva inoltre scoperto che alcune guardie penitenziarie avevano delle relazioni intime con le detenute. Cose illecite che mai dovrebbero accadere tra quelle mura. Proprio sulla base di ciò, chi conosce Sissy, sostiene che la ragazza sia stata messa a tacere per quanto aveva scoperto.

La trasmissione Chi l’ha visto? nella puntata del 16 gennaio 2019, è tornata ad occuparsi del caso. “Sissy ha lottato per vivere e non per morire. Non avrebbe avuto motivo di suicidarsi perché amava la vita“, ha dichiarato il padre ai microfoni di Rai 3. L’uomo non accetta neanche il comportamento dei superiori della ragazza. Il giorno in cui è stata ferita, Sissy sorvegliava una giovane detenuta del carcere della Giudecca, momentaneamente in ospedale a Venezia con la sua bambina. Lo sparo è avvenuto nell’ascensore privo di telecamere di sorveglianza. La 28enne era stata abbandonata dalle colleghe e aveva ricevuto richiami disciplinari per aver denunciato la presenza di droga nella struttura penitenziaria.

Alle telecamere di Federica Sciarelli, un testimone racconta di aver assistito, tre o quattro anni fa, ad un festino all’Icam (dove ci sono mamme e bambini) in cui guardie e detenute erano ubriache. “Hanno taciuto tutti su quello che è accaduto“, spiega. Molti gli aneddoti pruriginosi dentro il carcere: un medico ha patteggiato per aver avuto rapporti sessuali con una detenuta e si racconta di baci improbabili

 

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