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Sissy Trovato Mazza: ecco perché non si è suicidata

Non ce l’ha fatta Sissy Trovato Mazza. L’agente di polizia ridotta in stato vegetativo da un colpo di pistola si è spenta a seguito di una grave infezione che ha complicato il quadro clinico già piuttosto delicato della donna. Sissy è morta il 12 gennaio 2019 nella casa di famiglia a Taurianova (Reggio), dove era stata trasferita una volta compreso dai medici che per lei non ci sarebbero state più speranze.  

Il caso era stato inizialmente trattato come suicidio e il pm aveva chiesto l’archiviazione per l’ipotesi di tentato omicidio. Quest’ultima è stata rigettata dal gip dopo l’opposizione della famiglia, difesa dall’avvocato Fabio Anselmo. Il legale ha infatti chiesto ed ottenuto ulteriori indagini su diversi punti: la lista delle celle al quale era agganciato il cellulare, il Dna sull’arma, il computer inattivo, l’assenza di sangue sulla parte finale della pistola, le denunce per il presunto traffico di stupefacenti all’interno del carcere, oltre alla vita privata e sociale. Ora è stata disposta l’autopsia.

Le dichiarazioni del legale della famiglia di Sissy

Sono molto ansioso di vedere i risultati dei nuovi accertamenti disposti“, è quanto dichiarato da Anselmo a Ilfattoquotidiano.it. Sul corpo della ragazza, il pm ha disposto l’autopsia che verrà eseguita sabato 19 gennaio “con particolare riguardo al colpo di arma da fuoco“. Proprio questo, infatti, è uno dei punti sui quali l’avvocato ha insistito perché si indaghi ancora. Secondo Anselmo, bisogna partire proprio dai riscontri tecnici. Sono proprio questi “prima ancora di quelli relativi alla vita privata e sociale della Trovato, a mettere in discussione l’ipotesi del suicidio“.

Totale assenza di sangue sul vivo di volata dell’arma (la parte finale della canna) rinvenuta sul posto” che per “esperienza e scienza balistica” sono “sempre presenti” quando viene esploso “un colpo a contatto con la cute”. Inoltre, aggiunge, sul lato sinistro l’arma è “perfettamente pulita“. L’avvocato sottolinea, sempre a Ilfattoquotidiano.it, che “non è stata effettuata dagli investigatori la verifica della presenza di tracce di Dna” sull’arma, oltre a suscitare “molte perplessità” il fatto che la pistola sia stata ritrovata nella sua mano destra “malgrado la gravissima ed inabilitante lesione cerebrale” provocato dallo sparo, ipotesi “ancora più scarsamente probabile tenendo conto del rinculo”. Insomma: se Sissy avesse puntato la pistola alla tempia, l’arma non le sarebbe rimasta in pugno dopo aver esploso il colpo.

Tutti i misteri della morte di Sissy

Ci sono anche le denunce sulla droga e il computer “inattivo”. Sissy, infatti, aveva denunciato la circolazione di sostanze stupefacenti all’interno dell’istituto carcerario della Giudecca. Il suo computer, inoltre, stando ad una precedente inchiesta, era stato considerato inattivo. Ma le dichiarazioni della sorella e di una collega smentiscono il fatto. La memoria era piena e sul deskotp c’erano cartelle denominate “relazioni”, riferite all’attività di lavoro. Proprio questo è uno dei vari punti sul quale il gip chiede “chiarimenti” per capire se ci sono state “cancellazioni” o formattazioni.

L’avvocato Anselmo si chiede poi come sia possibile che nessuno si sia accorto di nulla all’interno di quell’ospedale. Come scrive Ilfattoquotidiano.it, chiede che venga ascoltata una persona – finora non comparsa davanti investigatori né identificata – che appare nelle immagini della videosorveglianza e si gira due volte “prestando specifica attenzione” alla zona degli ascensori. Anselmo sottolinea anche che in altri frame di quei video si vede Sissy che sembra avere in mano un cellulare. Ma il suo cellulare è stato ritrovato nel suo armadietto due giorni dopo e quindi “occorrerebbe innanzitutto chiedersi come sia stato rinvenuto” se si tratta dello stesso apparecchio.

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