Mattia Mingarelli morto in Valmalenco, è ancora giallo: ecco perchè
Sarà effettuato nella giornata di oggi 4 dicembre 2018 un nuovo sopralluogo in località “Ai Barchi” in Valmalenco. L’idea è quella di ripercorrere e valutare l’ultimo percorso effettuato da Mattia Mingarelli, il trentenne di Albavilla, prima di cadere esanime nella neve a poche centinaia di metri dal rifugio e dal luogo in cui è stato trovato il suo smartphone. Al sopralluogo, prenderanno parte Umberto Genovese, specialista dell’istituto di Medicina legale dell’Università degli studi di Milano, Paolo Tricomi, l’anatomopatologo lecchese autore dell’autopsia, e gli uomini del reparto investigativo dei carabinieri di Sondrio. Come scritto da Il Giorno, si attendono, inoltre, gli esami tossicologici e l’esito di ulteriori accertamenti svolti dai Ris su alcuni oggetti presenti all’interno della baita affittata dalla famiglia di Mingarelli e all’interno del rifugio di proprietà di Giorgio Del Zoppo.
L’autopsia sul corpo del giovane agente di commercio, ricordiamo, non ha rilevato segni di violenza. Sono emerse, però, due fratture importanti alla testa, orbitale e occipitale, che potrebbero essere compatibili con una caduta accidentale al suolo, ma anche con colpi ricevuti alla nuca da un corpo contundente. Per questo, la Procura di Sondrio continua a tenere aperta tutte le ipotesi. Quello che ora preme gli inquirenti è ricostruire, per filo e per segno, gli ultimi spostamenti di Mattia. Una ricostruzione che, però, al momento avrebbe un buco nero di almeno due/tre ore dato che la versione di Del Zoppo, presenta più di una lacuna. Vi è poi il mistero del luogo del ritrovamento del cadavere: un luogo a lungo setacciato dalle forze dell’ordine senza nessun esito. Il corpo trovato sotto il pilone della seggiovia è sempre stato lì o è stato spostato dopo il decesso? Non sarebbero emersi segni di trascinamento sulla neve, secondo Il Giorno.
La versione di Del Zoppo
“Quando è arrivato mi ha chiesto se avevo delle camere. Mi è sembrato tranquillo, abbiamo bevuto una cosa ed è andato via. Dopo è tornato, abbiamo bevuto un paio di calici di vino rosso e abbiamo mangiato, dalle 19.30 non l’ho visto più. All’1.30 ho sentito dei rumori e mi sono trovato il suo cane. Ho pensato che gli era scappato il cane. La mattina ho trovato del vomito per terra, poi un telefono nella neve. Ho bussato in baita, ma non ho ricevuto risposta”. Sono le parole di Giorgio Del Zoppo, gestore del rifugio Barchi, a La Vita in Diretta prima che il cadavere di Mattia venisse ritrovato. L’uomo è l’ultima persona ad aver parlato con Mingarelli. Del Zoppo ha ricordato di aver acceso il cellulare, di aver inserito la sua sim e di aver ricevuto un messaggio. “Ho composto il numero di telefono ed era il padre. Gli ho spiegato di aver trovato il telefono e che non c’era più. Questo è un gran mistero”.