Jannah Theme License is not validated, Go to the theme options page to validate the license, You need a single license for each domain name.
Primo Piano

Mattia Mingarelli, la Procura indaga sulle sue ultime ore di vita

Si è celebrato ieri, 29 dicembre 2018, il funerale di Mattia Mingarelli, il 30 enne ritrovato senza vita nei boschi della ski area Palù in Valmalenco dopo che si erano perse le sue tracce dal 7 dicembre. Per l’ultimo saluto al giovane agente di commercio erano in centinaia nella chiesa di Santa Maria di Loreto nella frazione di Molena, ad Albavilla (Como). “La morte di un ragazzo di soli 30 anni è un grande dolore. Un lutto del genere può allontanare dal Signore oppure avvicinare a lui per trovare conforto” queste le parole, pronunciate durante l’omelia, da don Luigi Visentini

Nel frattempo, le indagini proseguono. La morte di Mattia rimane avvolta nel mistero e la Procura di Sondrio continua a tenere aperte tutte le ipotesi. L’autopsia sul corpo del 30 enne ha dato alcune risposte ma non ancora le certezze invocate dalla famiglia e cercate dalla magistratura. Si sa che Mingarelli è morto a causa di alcune fratture alla testa. E che queste fratture sono compatibili con una caduta. Ma il procuratore, Claudio Gittardi, non ha escluso che il giovane possa essere stato colpito da un corpo contundente a forma liscia, un bastone ad esempio. Molto di più si saprà quando i medici legali avranno concluso gli esami tossicologici e dei tessuti. In quel momento sarà possibile stabilire innanzitutto la data e l’ora della morte. E poi capire quali fossero le reali condizioni di Mattia al momento del decesso. Se è vero, come è stato detto, che il ragazzo si era sentito male e, soprattutto, perché.

Le dichiarazioni del procuratore di Sondrio

A fare il punto sulle indagini è, al Corriere di Como, lo stesso Gittardi. Il procuratore di Sondrio, infatti, spiega: “I Ris hanno completato gli accertamenti iniziati nelle scorse settimane. Sono stati sequestrati alcuni supporti informatici ed è stata portata a termine l’analisi del rifugio”. Gittardi precisa che uno degli obiettivi di questa fase è ricostruire le ultime ore della vittima. “Il gestore del rifugio non è indagato – dice – ma dovrebbe essere l’ultima persona ad aver visto vivo Mattia. È lui stesso a dire di avere avuto contatti con la vittima e anche per questo vogliamo verificare la veridicità delle sue affermazioni“.

Di qui la decisione di sequestrare alcuni supporti informatici dall’analisi dei quali potranno probabilmente arrivare ulteriori dati utili all’indagine. Ci vorrà invece tempo per sapere data e ora della morte di Mattia. “Le analisi in questo senso hanno bisogno di tempi lunghi. L’autopsia dà sì alcune indicazioni ma non precise. Lo dico anche per esperienza: i tempi del decesso non si possono stabilire soltanto attraverso la temperatura del corpo. Senza contare il fatto che il cadavere era molto rigido essendo rimasto probabilmente a lungo esposto a temperature rigide“. Proseguono dunque, senza sosta e con grande discrezione, le indagini sulla misteriosa morte di Mingarelli. Al vaglio anche tutte le possibili testimonianze. La scelta della massima riservatezza è condivisa anche dai familiari della vittima. Sempre al Corriere di Como, l’avvocato Stefania Amato, legale dei genitori e della sorella del 30 enne, dichiara: “L’indagine è tenuta blindata, la riservatezza è massima, anche nei nostri confronti. Credo che sia giusto così. I magistrati vanno avanti con il loro lavoro non escludendo alcuna ipotesi. Penso che sapremo qualcosa di nuovo e di più preciso all’esito di tutti gli accertamenti”.

Pulsante per tornare all'inizio