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Mattia Mingarelli morto in Valmalenco: la verità nel bosco?

L’autopsia sul corpo di Mattia Mingarelli, il 30 enne ritrovato la vigilia di Natale a Chiesa in Valmalenco, non ha rilevato segni di violenza. Sono emerse, però, due fratture importanti alla testa, orbitale e occipitale, che potrebbero essere compatibili con una caduta al suolo, ma anche con colpi ricevuti alla nuca da un corpo contundente, come scritto da Il Giorno. C’è poi il mistero del luogo del ritrovamento del cadavere: un luogo a lungo setacciato dalle forze dell’ordine senza nessun esito. Ragion per cui, la Procura intende fare piena luce su tutti questi aspetti oscuri. Si attendono i risultati dei prelievi del Dna per capire se c’è stata un’eventuale colluttazione, oltre che i risultati tossicologici. Si tengono aperte tutte le ipotesi: da quella dell’omicidio a quella di reati minori come l’omissione di soccorso o l’occultamento di cadavere.

Gli inquirenti vogliono ora ricostruire le ultime ore di vita di Mattia. Proprio per questo, come riporta Il Giorno, nella zona del ritrovamento è in programma per venerdì un sopralluogo del perito della famiglia del giovane, Umberto Genovese di Milano, e del patologo del pm, Paolo Tricomi di Lecco. Questi ultimi, accompagnati dai carabinieri di Sondrio cercheranno di ricostruire l’ipotetico percorso effettuato da Mingarelli sino al punto in cui è stato trovato morto. 

Mattia Mingarelli, la Procura indaga sulle sue ultime ore di vita

A fare il punto sulle indagini è, al Corriere di Como, il procuratore di Sondrio, Claudio Gittardi. Quest’ultimo spiega: “I Ris hanno completato gli accertamenti iniziati nelle scorse settimane. Sono stati sequestrati alcuni supporti informatici ed è stata portata a termine l’analisi del rifugio”. Gittardi precisa che uno degli obiettivi di questa fase è ricostruire le ultime ore della vittima. “Il gestore del rifugio non è indagato – dice – ma dovrebbe essere l’ultima persona ad aver visto vivo Mattia. È lui stesso a dire di avere avuto contatti con la vittima e anche per questo vogliamo verificare la veridicità delle sue affermazioni“.

Di qui la decisione di sequestrare alcuni supporti informatici dall’analisi dei quali potranno probabilmente arrivare ulteriori dati utili all’indagine. Ci vorrà invece tempo per sapere data e ora della morte di Mattia. “Le analisi in questo senso hanno bisogno di tempi lunghi. L’autopsia dà sì alcune indicazioni ma non precise. Lo dico anche per esperienza: i tempi del decesso non si possono stabilire soltanto attraverso la temperatura del corpo. Senza contare il fatto che il cadavere era molto rigido essendo rimasto probabilmente a lungo esposto a temperature rigide“. Proseguono dunque, senza sosta e con grande discrezione, le indagini sulla misteriosa morte di Mingarelli. Al vaglio anche tutte le possibili testimonianze. La scelta della massima riservatezza è condivisa anche dai familiari della vittima. Sempre al Corriere di Como, l’avvocato Stefania Amato, legale dei genitori e della sorella del 30 enne, dichiara: “L’indagine è tenuta blindata, la riservatezza è massima, anche nei nostri confronti. Credo che sia giusto così. I magistrati vanno avanti con il loro lavoro non escludendo alcuna ipotesi. Penso che sapremo qualcosa di nuovo e di più preciso all’esito di tutti gli accertamenti”

 

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