Si è celebrato il 29 dicembre 2018, il funerale di Mattia Mingarelli, il 30 enne ritrovato senza vita nei boschi della ski area Palù in Valmalenco dopo che si erano perse le sue tracce dal 7 dicembre. Per l’ultimo saluto al giovane agente di commercio erano in tanti nella chiesa di Santa Maria di Loreto nella frazione di Molena, ad Albavilla (Como). Settanta i posti a sedere, ma la parrocchia si è riempita in un attimo. All’esterno, come scrive il Corriere di Como, centinaia di persone, che con un grande senso di partecipazione, hanno dato l’ultimo saluto a Mattia. Gli obiettivi delle fotocamere sono rimasti lontani. Nel rispetto di una richiesta fatta dalla famiglia Mingarelli: papà, mamma e le due sorelle, una praticamente coetanea del giovane e l’altra di soli sedici anni. “La morte di un ragazzo di soli 30 anni è un grande dolore. Un lutto del genere può allontanare dal Signore oppure avvicinare a lui per trovare conforto” queste le parole, pronunciate durante l’omelia, da don Luigi Visentini.
La celebrazione religiosa si è svolta nel massimo riserbo ma, il silenzio della funzione è stato più volte rotto da urla di dolore e dalla parola “Giustizia!” “Giustizia!“. Come riportato dal Corriere di Como, il padre del trentenne ha commosso tutti i presenti, ricordando in chiesa la straordinaria vita di suo figlio, da quando era un bimbo all’ultimo saluto. Difficile trattenere le lacrime per chi c’era. Tra i presenti anche il presidente del consiglio regionale ed ex sindaco di Albavilla, Alessandro Fermi. “Conosco Mattia e la sua famiglia da tanti anni – ha detto Fermi al termine della funzione – La loro casa è a duecento metri dalla mia. Manterrò in me il ricordo di un ragazzo pieno di vita, sempre sorridente, solare. La presenza anche per il funerale di così tante persone, amici veri, dimostra in pieno chi sia stato Mattia. Mancherà proprio quella gioia che era in grado di esprimere e diffondere”.
Proseguono le indagini, al vaglio tutte le ipotesi
Nel frattempo, le indagini proseguono. La morte di Mattia rimane avvolta nel mistero e la Procura di Sondrio continua a tenere aperte tutte le ipotesi. L’autopsia sul corpo del 30 enne ha dato alcune risposte ma non ancora le certezze invocate dalla famiglia e cercate dalla magistratura. Si sa che Mingarelli è morto a causa di alcune fratture alla testa. E che queste fratture sono compatibili con una caduta. Ma il procuratore, Claudio Gittardi, non ha escluso che il giovane possa essere stato colpito da un corpo contundente a forma liscia, un bastone ad esempio. Molto di più si saprà quando i medici legali avranno concluso gli esami tossicologici e dei tessuti. In quel momento sarà possibile stabilire innanzitutto la data e l’ora della morte. E poi capire quali fossero le reali condizioni di Mattia al momento del decesso. Se è vero, come è stato detto, che il ragazzo si era sentito male e, soprattutto, perché.
A fare il punto sulle indagini è, al Corriere di Como, lo stesso Gittardi. Il procuratore di Sondrio, infatti, spiega: “I Ris hanno completato gli accertamenti iniziati nelle scorse settimane. Sono stati sequestrati alcuni supporti informatici ed è stata portata a termine l’analisi del rifugio”. Gittardi precisa che uno degli obiettivi di questa fase è ricostruire le ultime ore della vittima. “Il gestore del rifugio non è indagato – dice – ma dovrebbe essere l’ultima persona ad aver visto vivo Mattia. È lui stesso a dire di avere avuto contatti con la vittima e anche per questo vogliamo verificare la veridicità delle sue affermazioni“.