Caso Roberta Ragusa: la clamorosa testimonianza risolve il giallo?
Una clamorosa testimonianza potrebbe riaprire le ricerche del corpo di Roberta Ragusa, la donna scomparsa in circostanze misteriose la notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012, della cui morte è indagato il marito Antonio Logli.
Si torna a parlare dell’omicidio di Roberta Ragusa, la donna scomparsa nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012 dalla sua casa di Gello, in provincia di Pisa. Per la sua morte è stato condannato a 20 anni di carcere con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere il marito Antonio Logli. Proprio quest’ultimo capo di imputazione riaccende la discussione. Stando a quanto riportato dal settimanale Giallo, l’Associazione Penelope Italia, che assiste i familiari delle persone scomparse, costituitasi parte civile nel processo, ha presentato una dettagliata richiesta affinché venga di nuovo setacciato il territorio circostante la villa in cui risiedeva la donna. Secondo Antonio La Scala, Emanuela Zuccagnoli e Nicodemo Gentile, membri dell’associazione, il corpo della vittima potrebbe trovarsi in un territorio di proprietà della famiglia di Logli, a poche decine di metri dall’abitazione della Ragusa e di suo marito.
La richiesta di Penelope Italia si basa su una importantissima testimonianza emersa nel corso delle indagini alla quale, secondo l’associazione, non si è mai data la giusta attenzione. Tale dichiarazione, come riporta Giallo, è stata fatta da Roberto Costa, ascoltato il 6 marzo 2012, conoscente di vecchia data di Antonio Loglio, con il quale aveva condiviso l’adolescenza. I carabinieri domandarono all’uomo se avesse visto qualcosa di particolare dal giorno della scomparsa di Roberta Ragusa sull’appezzamento di terreno di proprietà della famiglia Logli, davanti alla sua abitazione. “No, personalmente non ho notato niente di particolare – rispose Roberto Costa proseguendo – ma mia madre, che ha 78 anni e vive al piano superiore del mio stesso stabile, mi ha confidato che il giorno 14 gennaio del 2012, verso le ore 17:00, mentre si trovava nel mio cortile, ha visto Antonio Logli e il padre Valdemaro entrare entrambi nel appezzamento. Dopo essersi recati lungo il perimetro che costeggia l’abitazione di un vicino, giunti alla fine dell’appezzamento sono tornati indietro e usciti dal cancello”. Proprio questa dichiarazione ha scaturito nei carabinieri una domanda molto importante e cioè se Antonio Logli, prima della scomparsa di Roberta Ragusa, sia stato visto in compagnia del padre nel terreno in questione. Ed è proprio questa domanda a cui il testimone rivela con sicurezza che l’ultima volta che ha visto qualcuno nel terreno risaliva all’estate 2011.
Come mai Antonio Logli, proprio dopo la scomparsa della moglie, si è recato in quel terreno in cui non andava da mesi? Cosa stava facendo in compagnia del padre percorrendo il perimetro del campo? Nel frattempo i legali dell’imputato hanno presentato la richiesta per lo svolgimento del processo presso la Corte d’Assise d’Appello nel tentativo di ribaltare la sentenza di condanna.
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