L’infanzia difficile di Jerry Calà. Il racconto dell’attore
Jerry Calà racconta la sua infanzia difficile, prima di diventare famoso. Un contesto che oggi sembra lontanissimo eppura ha segnato la vita dell’attore che ha persino cambiato nome.
Jerry Calà si prepara al ritorno sul grande schermo con 2017 Odissea nell’ospizio, dopo il successo virale sul web della sua Ocio. “Dopo aver parlato tanto di giovani e discoteche – racconta l’attore in un’intervista a Il Tempo -mi è venuta la voglia di ritrovare i vecchi compagni di viaggio Umberto Smaila, Nini Salerno e Franco Oppini. E ho sentito la necessità di parlare della nostra età. Di noi, i quasi anziani che non vogliono mollare”. Insomma, un ritorno alle origini si potrebbe dire, in seguito anche un grande successo sul web della hit che ha ottenuto migliaia di visualizzazioni su Youtube: “J -Ax mi ha chiamato e ho detto: facciamolo. Il mondo dei rapper è divertente. Fanno tutti i duri, in realtà sia J -Ax che Fedez sono ragazzi tranquilli, normali e gentili. Fanno parte di quelli cresciuti coi miei film”.
Intanto Jerry Calà sogna ancora i cinepanettoni di una volta: “Quando li facevo io si chiamavano commedie. Come Vacanze di Natale che l’anno prossimo festeggia 35 anni, Sapore di mare o Yuppies. Film leggeri, talvolta sopra le righe ma molto divertenti senza essere volgari”. E così lancia l’appello per uno Yuppies 3: “La chiave può essere: che fine hanno fatto gli Yuppies degli anni ’90? Uno sarà fallito e disperato, un altro ricco sfondato, uno in galera e il quarto pensionato e felice su una spiaggia in Portogallo”.
La vita dell’attore però non è stata sempre facile specialmente quando era bambino. Racconta sulla propria famiglia: “Severa e non ricca. Siamo emigrati prima a Milano poi a Verona. Sono cresciuto in un ambiente molto controllato. Sono uscito di casa la sera a 18 anni. Poi mi sono rifatto, eh, e non mi sono fermato più”. Anche se integrarsi non è stato facile, e di certo il suo nome all’anagrafe (Calogero) non aiutava: “Ai miei tempi davanti alle case vuote c’erano ancora i cartelli “non si affitta ai meridionali“. E chiamarsi così non aiutava… Il primo giorno di scuola quando formavano le classi nel cortile non rispondevo all’ appello. Mi presentavo dopo: sono Calogero, che c… ci devo fare? E tutti ridevano. L’ironia è stata la mia prima difesa”.
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