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Recovery plan: l’Italia e l’Europa verso una società meno inquinata e più green

Cresce la lotta allo smog grazie ai fondi del Next Generation Eu

Fare dell’Unione europea una “società nella quale le emissioni di gas saranno azzerate”. E la crescita economica sarà “sganciata dall’utilizzo di risorse naturali”. Il tutto al fine di realizzare un’Europa “più giusta e prospera, con un’economia di mercato moderna”. Questa la definizione del cosiddetto Green Deal Europeo: un progetto molto ambizioso, promosso e portato avanti con molta determinazione dalla Commissione europea guidata da Ursula Von Der Leyen. Adesso il Green Deal incrocia il Next Generation Eu e i Recovery plan nazionali. Significa che sorgerà un confronto fra i partner del Vecchio continente per capire qual è la migliore direzione da prendere per ottenere i risultati auspicati.

Meno smog, più qualità di vita

Dato che il maggior proposito del Green Deal è il contrasto serrato agli effetti negativi portati dai cambiamenti climatici, entrano in ballo le questioni relative ai progetti che ciascun Paese sta portando avanti, all’interno dell’Unione, per ciò che riguarda la lotta allo smog. E ora l’Italia è sotto esame da parte di Bruxelles. “Siamo lieti che l’Italia abbia presentato il suo piano per la ripresa (il Pnrr, ndr.) e di vedere che in esso venga affrontata anche la questione della qualità dell’aria”, si spiega dalla Commissione europea. “Ma se le misure siano sufficienti o meno è troppo presto per dirlo, lo stiamo ancora analizzando”.

I fondi del Green Deal

Per quanto riguarda i finanziamenti, spiega Quifinanza, l’ambiziosissimo progetto del Green Deal Europeo dovrà necessariamente essere sostenuto in modo molto largo dal punto di vista economico. L’obiettivo dei leader europei è quello di stanziare fondi, pubblici e privati, pari a circa 100 miliardi l’anno, per un totale di 1000 miliardi di euro complessivi. Si tratta di una cifra enorme. Numeri che però non sono ancora definitivi. La stima finale globale di questi valori finanziari arriverà soltanto dal bilancio pluriennale dell’Unione Europea per il periodo compreso tra il 2021 e il 2027. Proprio in questi mesi se ne sta discutendo. Sarà una fase decisiva per una svolta che potrebbe rivelarsi fondamentale al fine di costruire un mondo sempre meno inquinato.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma.

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