Marco Mengoni e la tecnologia: “Preferisco guardare la gente negli occhi”
C’è un esercito di italiani, in Rete, che segue ogni passo di Marco Mengoni ed è pronto a sostenerlo, applaudirlo virtualmente, anche adularlo. Un tifo sfegatato, insomma, che corre lungo le strade del web. Eppure lui, Marco, non è particolarmente attratto dalle tecnologie. Si adegua ai tempi, ma rimane dell’idea – e lo spiega dalle pagine di Repubblica – “che sia bello guardarsi negli occhi quando ci si parla e non essere dietro a uno schermo“. Un’affermazione che può sorprendere, considerata la sua giovane età, ma Mengoni è un tipo sopra le righe. Si sa. Originale, inedito, per certi versi ribelle. Piace anche per questo.
MENGONI IN CONCERTO AL PARCO DELLA MUSICA: FOTO
Però ci tiene a sottolineare che non è anti-tecnologico: “il mio non è certo un atteggiamento snob. Anzi, capisco che le nuove tecnologie siano una cosa positiva per la comunicazione, e che servano a molte persone per vincere la paura di un faccia a faccia“. Dunque si sta avvicinando sempre più a questo mondo, “ai social network in particolare. Ma di certo non arriverò a stare collegato ore e ore, non mi diverte far sapere agli altri cosa ho mangiato oggi o far vedere la foto del solito gattino. Leggo, osservo, se ho qualcosa davvero da condividere scrivo, o segnalo una musica, una poesia, un libro. Con queste tecnologie sono un bradipo, mi adatterò, ma con lentezza…“. E ribadisce: “Non riesco ad essere come molti miei colleghi. Leggo osservo, ma di scrivere banalità non me ne frega niente. Lo faccio se ho qualcosa davvero da dire, da condividere. Cose che abbiano un senso, un motivo“.
Neanche il cellulare è in cima ai suoi pensieri: “E’ evidente che oggi sia impossibile vivere senza ma non ne sono ossessionato. E molti si arrabbiano con me perché non rispondo mai ai messaggi. Se mi invitano a una cena per la stessa sera tramite un sms è molto probabile che a cena ci vadano senza di me…“. Evviva la sincerità.
La sua priorità, piuttosto, è il rapporto con il pubblico: “suonare dal vivo è la cosa che ti fa andare avanti, ti rende felice di fare questo mestiere. Per me è la cosa più fica che c’è. Essere in studio per registrare va bene, è ovvio, ma dopo un po’ mi sento un po’ stretto. Invece quando suono dal vivo ogni sera è diversa, ogni concerto è come se fosse l’ultimo, non sai cosa succederà domani e quindi dai tutto quello che hai. Ogni sera quando salgo sul palco per me è l’ultima volta, e quindi cerco di dare tutto, di sgolarmi, di triturarmi le mani sulla chitarra…“. La passione percorre ogni fibra del suo corpo. E no, non può essere virtuale. Bisogna toccarla, vederla, annusarla. Con buona pace di internet.
Foto by Kikapress