Marco Vannini, mamma Marina: “Rischio la stessa pena di Ciontoli”
Continua a far discutere la sentenza d’appello del processo per l’omicidio di Marco Vannini. Lo scorso 29 gennaio, infatti, i giudici hanno ridotto la pena (da 14 a 5 anni) per Antonio Ciontoli. Per l’uomo è stato derubricato il reato da omicidio volontario con dolo eventuale a omicidio colposo. Confermate invece le pene a 3 anni per la moglie Maria Pezzillo e i figli Federico e Martina; assolta di nuovo Viola Giorgini. Del caso è tornata ad occuparsi ieri sera la trasmissione Chi l’ha visto?. Ospite in studio da Federica Sciarelli: Marina Conte, la mamma della giovane vittima. La pena inflitta ad Antonio Ciontoli è, paradossalmente, la stessa pena che ha rischiato la madre di Marco per aver inveito contro i giudici durante la lettura della sentenza.
“Non in mio nome“, aveva urlato in aula Marina per dimostrare il suo malcontento. Secondo la legge potrebbe essere condannata a cinque anni per aver offeso i magistrati. “Hai rischiato la stessa pena data a Ciontoli”, sottolinea la conduttrice Sciarelli rivolgendosi alla donna. Marina ha anche ricordato che subito dopo i fatti l’aveva colpita la freddezza dei Ciontoli, che erano più preoccupati per il posto di lavoro nella marina militare che delle condizioni di Marco. Nella sentenza c’è anche la revoca delle pene accessorie e durante il programma ci si è chiesti se, una volta scontata la pena, Ciontoli abbia la possibilità di riprendere il suo incarico. A Chi l’ha Visto? ha risposto direttamente il ministro della Difesa Trenta, la quale garantisce personalmente che non sarà reintegrato fino a quando sarà a capo del dicastero.
Le parole di Bonafede
In un video pubblicato su Facebook, il ministro Alfonso Bonafede ha commentato la frase pronunciata dal presidente della Corte d’Assise d’Appello, Mario Lucio D’Andria. “Se volete farvi una passeggiata a Perugia, ditelo“. “Ritengo che sia inaccettabile, e sono indignato per questo“, ha detto Bonafede. “Come ministro della giustizia ho già attivato gli uffici affinché vengano fatte tutte le verifiche e gli accertamenti del caso”, ha aggiunto.
“Ho guardato con molta attenzione il video in cui viene ripreso il momento della lettura del dispositivo della sentenza, un video entrato nelle case di milioni di cittadini. E voglio spiegare che un magistrato ha tutti gli strumenti idonei a far mantenere l’ordine all’interno di un’aula giudiziaria. Ecco perché ritengo inaccettabile quel che è accaduto“, ha concluso Bonafede.
Sull’incontro che avverrà nei prossimi giorni con il ministro Bonafede, la mamma di Marco afferma: “Gli dirò che ci sono tanti elementi nell’inchiesta che non sono stati presi in considerazione“. Tanti sono i punti oscuri sulla vicenda. Molti aspetti di quanto dichiarato dai Ciontoli riguardo quella maledetta sera del 17 maggio 2015, infatti, non tornano alla famiglia Vannini. Il primo dubbio è il luogo dello sparo.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti Marco era nudo nella vasca da bagno quando è entrato Antonio Ciontoli, padre della fidanzata e sottufficiale della Marina con un ruolo nei Servizi segreti, che ha preso la sua Beretta calibro 9 e ha premuto il grilletto. “Mio figlio non avrebbe mai permesso che Ciontoli entrasse in bagno mentre era in doccia. L’unica stanza ordinata e ripulita in modo maniacale era quella di Martina, di solito disordinata. Una coincidenza o la sua camera è stata rimessa a posto?” si chiede Marina. C’è poi l’intercettazione ambientale nella quale Martina, dice al fratello e a Viola Giorgini: “Ho visto quando papà gli ha puntato la pistola e gli ha detto: ti sparo“. Per Marina questa è la prova che la ragazza fosse sulla scena del crimine.