Pamela Mastropietro, familiari attaccano sindaco di Macerata: ecco perché
In un’intervista a Il Resto del Carlino, Marco Valerio Verni, zio di Pamela Mastropietro, esprime tutto il suo dissenso per Carancini, sindaco di Macerata. La rabbia di Verni nasce a seguito della mancata cerimonia in città per commemorare la 18enne romana, uccisa e fatta a pezzi il 31 gennaio 2018. “Un sindaco che ammette di aver sottovalutato il problema e poi non si dimette, credo non abbia ben chiara la portata di ciò che ha causato, perché dietro agli stupefacenti ci sono la morte e la sofferenza di tante persone”.
Verni è anche il rappresentante legale della famiglia di Pamela ma, nell’intervista, mette da parte il suo ruolo professionale. “Parlo da cittadino, dopo le dichiarazioni del sindaco. Carancini si sarebbe dovuto dimettere e lasciare ad altri il momento di riflessione e ricostruzione che ora auspica. Noi come famiglia non ci aspettavamo nulla, anzi ci sarebbe anche sembrato ipocrita dopo la sceneggiata fatta sull’intitolazione del parco a Pamela. Però un’iniziativa istituzionale, un minuto di silenzio, un gesto simbolico si sarebbe potuto organizzare. Ci hanno sempre accusati di politicizzare la vicenda, ma sono altri a farlo. Ci fa piacere invece che i cittadini abbiano organizzato diverse iniziative per Pamela, ci dà il senso di vicinanza che la comunità maceratese ci ha sempre manifestato”.
Il messaggio dei genitori
Su Facebook arriva invece lo straziante messaggio di Stefano e Alessandra, i genitori della giovane vittima. “Eri entrata in comunità per ricominciare a camminare, invece da lì sei andata incontro al tuo atroce destino. Ora sarai libera dalle catene terrene, e il tuo spirito è tra gli angeli: niente più dolore. Amiamo pensare e preghiamo che sia così, perché quello che ti hanno fatto è devastante. Ti hanno dato della tossica, della prostituta, della poco di buono: per noi sei e sarai sempre una figlia a cui, nonostante le difficoltà, abbiamo voluto un bene infinito. Sbagliando sicuramente, ma cercando anche aiuto in chi si è girato indietro. Non è oggi, né lo sarà domani, il giorno della polemica: non ci soffermeremo su quella comunità o sui tuoi carnefici. O sulla maldicenza di qualcuno che ha tentato, con dolo di sviare la verità, tradendo i valori sottesi alla propria professione o ministero. Ma sappi, ovunque tu sia, che se il tuo martirio nella città di Maria (di cui tu eri devota) doveva accadere perché venisse fuori tutto il marcio che, purtroppo, ombreggia la tua vicenda, e che va oltre te, ebbene, noi raccoglieremo il tuo testimone ed andremo avanti, con le tantissime persone che ci sono accanto. Il nostro dolore è la nostra energia: è per questo che continueremo nella battaglia”.
Pamela Mastropietro, le accuse scioccanti: “Chiesa pagò casa a Oseghale”
In un’intervista ad Affaritaliani, Marco Valerio Verni, zio di Pamela e legale dei familiari, cerca di fare il punto della situazione. Dalle sue parole emerge, però, un particolare non di poco conto: una parrocchia di Villa Potenza, frazione di Macerata, ha offerto sostegno logistico ed economico ad Oseghale, che all’epoca era già stato condannato per droga.
“A quanto pare, una parrocchia di Macerata ha pagato per tre mesi l’appartamento abbastanza lussuoso dove viveva Innocent Oseghale, imputato per la morte di Pamela. Si trattava di 450 euro al mese. – dichiara Verni -. Ecco spiegato, forse, l’atteggiamento davvero tiepido del vescovo di Macerata e il silenzio della Chiesa su questa vicenda orribile. Sulle indagini, ci sono state, indubbiamente, forti pressioni: mi ricordo che dopo la scoperta dell’orribile omicidio, ed i fatti di Traini, lo stesso ministro Orlando fece visita alla Procura di Macerata. Avevo chiesto, recentemente, di accedere all’appartamento degli orrori con i miei consulenti: mi è stato negato. Perché?”