Emanuela Orlandi, il fratello attacca Papa Francesco: ecco cosa ha detto
Continua la battaglia per la verità di Pietro Orlandi. Una battaglia che il fratello di Emanuela, la cittadina vaticana scomparsa nel 1983, porta avanti ormai da 35 anni. Questa volta, ai microfoni di Radio Cusano Campus, Pietro rilancia il suo appello al Vaticano. “Se mia sorella è morta, credo che dopo 35 anni sia ora di fare qualcosa per ritrovarla, per ritrovare almeno il suo corpo e dare relativamente pace a me e alla mia famiglia. E poi cercare di capire come è morta, chi l’ha rapita e uccisa, perché due cose sono certe: Emanuela non è scappata di casa e non si è suicidata. In occasione di questo Natale, il 35° senza Emanuela, rilancio il mio appello al Papa e al Vaticano, anche se lo faccio in continuazione e da sempre: pubblicamente e in maniera riservata“.
“Di recente con il nostro avvocato – continua Orlandi – abbiamo incontrato il Segretario di Stato Vaticano, monsignor Parolin, e poi il Promotore di giustizia della Santa Sede professor Raffaele Coppola, al quale abbiamo anche avanzato un’istanza per l’apertura di un’inchiesta interna alla Città del Vaticano. Insomma sollecitiamo continuamente la Santa Sede a fare qualcosa per arrivare alla verità sulla scomparsa di mia sorella. Il problema è che non ci danno risposte e questa è la cosa più assurda, cioè è difficile anche riuscire a fissare un appuntamento tra il nostro avvocato e il Procuratore di giustizia del Vaticano; non dico che si fanno negare, ma quasi. Un muro di gomma, una situazione veramente assurda. Papa Francesco, almeno a Natale, dica una parola su Emanuela! Ma non la dirà mai. Mi disse solo Emanuela è in cielo, quindi sa che è morta?”
Pietro poi conclude: “Purtroppo dopo quella volta non sono più riuscito a parlarci nonostante le mie tante richieste per incontrarlo, per spiegargli tante cose, per capire il perché di quella sua frase. Purtroppo, il muro di gomma con Papa Francesco si è alzato più di prima. Per la Chiesa la scomparsa di Emanuela è un argomento chiuso, che deve restare chiuso. Perché la verità è un peso così grande per l’immagine della Chiesa che preferiscono subire tutti questi dubbi da parte dell’opinione pubblica e dei media, piuttosto che fare qualcosa per dirci come andarono le cose. E per tutto questo, dentro di me il livello di rabbia sale ogni giorno di più, ultimamente la rabbia sta superando il dolore”.
Emanuela Orlandi, il fratello Pietro: “E’ un dovere cercarla viva”
Si è tenuto sabato 15 dicembre 2018, a Roma, il sit in organizzato dall’associazione Penelope. Una manifestazione voluta per chiedere verità e giustizia per le persone scomparse e le vittime di crimini impuniti. Presenti in piazza molti familiari che ancora aspettano notizie dei propri cari, fra questi anche Pietro Orlandi. Lo scorso ottobre, un misterioso ritrovamento di ossa sotto un pavimento della Nunziatura Apostolica, aveva riacceso i riflettori sul caso della sorella Emanuela.
“L’idea che Emanuela potesse essere morta e messa sotto una mattonella non era una cosa piacevole. Però è ovvio che quando è uscita la notizia c’era questa possibilità. Io l’ho sempre detto: finché non trovo il corpo di Emanuela per me è un dovere cercarla viva. Però se quelle ossa fossero state le sue ossa, saremmo arrivati ad un punto, brutto ma ad un punto.” afferma Pietro, intervistato da fanpage.it.