Martina Rossi: la difesa degli imputati chiede l’assoluzione
Sul caso di Martina Rossi, la ragazza precipitata nel 2011 da un balcone a Palma di Maiorca, è stata chiesta l’assoluzione dei due imputati. L’avvocato Stefano Buricchi, legale di Luca Vanneschi, nella sua arringa finale nel processo per la morte della giovane ha chiesto di assolvere il suo assistito dall’accusa di morte in conseguenza di altro reato e tentata violenza sessuale di gruppo. Dopo di lui anche Tiberio Baroni, il legale di Alessandro Albertoni, ha chiesto di assolvere il proprio assistito per mancanza di prove (comma 2), o in subordine di derubricare il reato in omissione di soccorso. Ha chiesto inoltre che i due giovani non vengano giudicati in concorso.
Le dichiarazioni della difesa
Nel corso dell’udienza, Buricchi ha affrontato tutti i punti della vicenda. Il legale ha parlato delle ferite riportate da Martina nella caduta, dei post su Facebook ritenuti ambigui, delle intercettazioni e dei loro esiti. Si è soffermato sulla frase più controversa carpita dalle cimici, quella in cui i due ragazzi parlano di violenza sessuale. “Ho ascoltato e riascoltato le intercettazioni e c’è una frase che emerge chiara e che fa capire perché i due ragazzi parlassero di violenza sessuale. Spiega come durante l’interrogatorio ci sia stata una pausa durante la quale la poliziotta ha socchiuso la porta due secondi. Pochi attimi in cui Albertoni spiega a Vanneschi di aver letto veloce, dice che non ci sono segni di violenza. Albertoni lo ha letto su un documento che era sopra la scrivania dell’ispettore che lo stava interrogando. Non ne hanno parlato per altri motivi“.
L’avvocato di Vanneschi ha parlato poi della testimone oculare della vicenda. Il legale ha raccontato di averla incontrata a Palma di Maiorca. “E’ il testimone che ogni avvocato vorrebbe avere. Credibile, vispa, sveglia. Con travaglio ho rinunciato a portarla in aula. Il 4 agosto stava andando al lavoro, il suo turno iniziava alle 7. Alle 6.55, mentre raggiungeva la struttura, ha prima visto una gru (sarebbe rimasta posizionata lì per due giorni) poi ha alzato lo sguardo e ha visto una ragazza che prendeva lo slancio ha sollevato la gamba e si è buttata giù. Nessun grido, nessuna richiesta di aiuto da parte della giovane. Alla fine la signora si è avvicinata alla fontana e ha visto che l’acqua era tinta di rosso. Martina era lì”.
Omicidio Martina Rossi, perizia shock: aggredita prima di precipitare nel vuoto
I consulenti di parte hanno evidenziato come sul corpo di Martina Rossi siano presenti delle lesioni che avvalorano la tesi della Procura. Secondo la quale la studentessa genovese venne aggredita prima di precipitare dal balcone dell’hotel, dove soggiornava per le vacanze. Per i medici legali di parte civile sul corpo della studentessa genovese sono presenti lesioni e segni che non sono compatibili con l’ipotesi del suicidio.
I consulenti hanno dimostrato nel corso dell’udienza, tenutasi il 3 luglio scorso, attraverso foto molto crude, come alcuni segni sul corpo di Martina Rossi non siano compatibili con la caduta che la giovane ha fatto, né quindi con l’ipotesi di suicidio. Sul corpo della studentessa sono state trovate fratture al volto, graffi e una tumefazione alla spalla. Tali elementi hanno portato i consulenti di parte a ritenere che Martina sia stata ferita prima della caduta, avvalorando quindi la tesi della Procura, secondo cui la ventenne stava provando a sfuggire a un tentativo di violenza sessuale da parte di Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni, i due ventisettenni di Castiglion Fibocchi, entrambi accusati di aver causato la morte di Martina Rossi come conseguenza di un altro reato.