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Morte Willy Branchi, spuntano due indagati: ecco chi sono

Ci sono due nuovi indagati nell’inchiesta sull’omicidio di Willy Branchi. Sono passati trent’anni dalla morte 18 enne con un lieve ritardo mentale, il cui cadavere, massacrato, è stato trovato il 30 settembre del 1988 a Goro (Ferrara). Nel 2014 sono riprese le indagini sul caso dopo che don Tiziano, il prete del paese, ha rivelato al giornalista Nicola Bianchi il nome del presunto assassino del ragazzo. Il sacerdote fornì alcuni dettagli sulla vicenda, affermando inoltre che, nei giorni successivi al delitto, l’omicida sarebbe finito in cura psichiatrica. Ed è proprio attorno a questo ricovero che la lista degli indagati si è ampliata. Pierluigi Bordoni e Patrizio Mantovani, sono ora accusati di aver dichiarato il falso davanti al pubblico ministero. I due uomini erano stati anche intervistati da Antonino Monteleone nel corso dell’inchiesta portata avanti da Le Iene.

Il medico Bordoni è stato sentito sabato dal pm Andrea Maggioni e dai carabinieri del nucleo Investigativo, inizialmente come persona informata sui fatti. Uscendo però da quella chiacchierata da indagato. Il motivo? Dichiarazioni che sarebbero in contrasto con quelle rese da altri due testimoni molto legati con uno dei presunti responsabili dell’assassinio. Al centro vi sarebbe un ricovero di quest’ultimo subito dopo la morte di Willy, ricovero – stando agli stessi testimoni – collegato proprio al dottor Bordoni. Il quale però, agli inquirenti avrebbe più volte ribadito di non ricordarsi quel fatto.

Mantovani è invece un pescatore del paese, il cui racconto cozzerebbe con quello reso da una donna. Quest’ultima, infatti, ricordò un episodio ben preciso datato 29 settembre 1988, l’ultima sera di Willy. Erano le 18 e lei era con Vilfrido fuori da un locale di Goro. “A noi – raccontò il 27 agosto 2015 in procura – si univa Patrizio Mantovani”. E davanti a quei tre continuava a passare in bici uno dei presunti responsabili dell’omicidio. “Ad un tratto – continuò – ho sentito Mantovani dire sottovoce a Willy: guarda che sta cercando te. E quelle cose che porti addosso te le compra lui?“. Willy, impaurito, reagì dicendo che “se insiste e mi fa del male – riferito al ciclista – lo dico a mio fratello”. Un episodio che Mantovani ha ribadito anche ieri agli inquirenti di non ricordare. 

Le dichiarazioni a Le Iene

Lo show di approfondimento di Italia 1 ha raccolto varie testimonianze a Goro. Stando a quello che è emerso, il presunto assassino di Willy sarebbe un uomo sposato, con figli e una vita parallela di rapporti omosessuali. In questa vicenda intricata si aggiunge poi un altro uomo: Carlo Selvatico. Questi racconta a Monteleone di Enea, un minorenne con il quale nel 1988 aveva una relazione. Enea, raggiunto dalla iena, conferma la versione di Selvatico, raccontando del rapporto omosessuale tra i due.

L’uomo poi spiega: “Lui un giorno si è presentato con una catenina al collo con il mio nome. In tanti l’hanno notata e gliel’ho dovuta strappare”.  Enea afferma poi che la generazione degli uomini che a Goro avevano tra i 30 e i 50 anni negli anni Novanta erano entrati in un giro in cui lo sfruttamento della prostituzione omosessuale era all’ordine del giorno. Non è da escludere che in questo giro potesse esser finito lo stesso Willy. Enea abita vicino al presunto assassino indicato dal prete. Monteleone si è recato anche da uno dei figli del presunto omicida: l’uomo non ha voluto lasciare dichiarazioni.

 

 

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