Damiano Caltagirone, il figlio segreto di Isabella Biagini. Dall’intervista a Domenica Live: “Ecco chi era mia madre e tutta la verità su mio padre” [ESCLUSIVA VELVETMAG]
ESCLUSIVA VELVETMAG
Abbiamo intervistato in esclusiva Damiano Caltagirone, figlio di Camillo Bellavista Caltagirone e Isabella Biagini. La sua storia vi sembrerà una telenovela, e invece è tutto accaduto davvero. Un’infanzia difficile, la scoperta di una mamma (una grande donna e una grande diva) e poi il dolore per la scomparsa di Isabella, una donna che come ci racconta Damiano, buona, vera e umana. E anche dagli occhi di Damiano traspare bontà, verità e la voglia di ritrovare la sua famiglia, e la nostra intervista si rivelerà sicuramente altrettanto toccante ed emozionante.
Gentile Damiano, come è nata la storia d’amore tra suo padre Camillo Bellavista Caltagirone e sua mamma Isabella Biagini?
Tutto nasce da una grandissima storia d’amore che inizia nel 1955 tra i banchi di scuola, una storia che termina nel 1989. Loro andavano a scuola insieme e il primo a mettere gli occhi su mia mamma fu mio zio Francesco. Ma mia mamma aveva occhi solo per mio padre. Hanno iniziato a frequentarsi, andavano alle feste insieme, le classiche feste degli anni ’60 a casa con la musica. Mia mamma poi rimane incinta (per sbaglio) e nasce mia sorella Monica il cui padre era Roberto Romagnani Cartella. I due non hanno mai vissuto insieme. I Caltagirone avevano più di un motivo per avercela con mia mamma. C’è qualcosa che lei ha fatto a loro, ma che io non ho mai saputo.”
Tanti sono gli aneddoti che Damiano ci ha raccontato di sua mamma. Una donna eclettica, un vero “personaggio”.
“Una volta – ricorda Damiano – a Porto Rotondo non aveva le chiavi per entrare in casa, ma senza preoccupazione, ha dato una spallata e ha buttato giù la porta! Convinta che il fabbro sarebbe arrivato di lì a poco, ma ovviamente era domenica e il fabbro si è presentato dopo una settimana.
Altro episodio incredibile: “Una volta via Sistina era a senso unico e lei aveva la patente scaduta da ben 10 anni, ma mi è venuta a prendere per andare al Bagaglino (la macchina era molto sobria, tutta sgangherata e piena di bozzi). La polizia ci seguiva, e lei ha deciso di prendere la scalinata di Piazza di Spagna in discesa, abbiamo percorso tutta la scalinata fino alla fontana del Bernini e ovviamente la Polizia è rimasta su!”.
Ci parli del primo incontro con sua mamma
“Come ho raccontato da Barbara D’Urso, io davvero ho conosciuto mia madre dal parrucchiere. Mio zio Gaetano Caltagirone stava per morire per un tumore al polmone e mi disse: “Damiano ti porto dove tua mamma va a farsi i capelli”. Lei lì andava quasi tutti i giorni perché il proprietario era un suo amico. Mio padre Camillo non era ancora sposato, ma avendo poi visto tutte le follie di mia madre e anche per ripicca, decise poi di sposarsi. La maggior parte della mia vita l’ho vissuta con i Caltagirone. Io sono nato in una famiglia che per me era la mia famiglia. Crescendo ho avuto vicino mio padre, mio zio Gaetano, la sorella di Gaetano che loro chiamavano Emy, ma era un soprannome e la moglie di Gaetano, Paola. Se chiudo gli occhi mi ricordo che corro su una scogliera della Costa Azzurra dove la mia famiglia aveva una villa. Ho passato la mia vita tra New York e Londra e avevo sempre tate e maggiordomi. Mi ricordo di questa grandissima villa e quando a volte veniva la moglie di mio zio Gaetano, Paola, una donna sempre molto chic, ma io dovevo rimanere nascosto”.
Con Manuela Villa è scoppiata la polemica a Domenica Live: cosa è successo?
“Non è vero che la Villa aveva un rapporto con mia madre. Nel salotto di Barbara D’Urso lei ha cercato di sollevare una polemica, ma io non ho risposto alle sue provocazioni. La Villa inoltre ha parlato delle presunte foto pubblicate dopo la morte di Isabella. In realtà, una delle più grandi agenzie fotografiche aveva offerto mezzo milione di euro per quelle foto. Ma quelle foto ce le ho io e non le ho mai pubblicate. L’unica che ho mandato a Mediaset è quella che mi ritrae abbracciato sulla tomba di mia madre. Addirittura la Villa sostiene che io abbia mandato queste fotografie su Messenger, è una bugia”.
Lei dice di essere molto arrabbiato e di non credere che sua mamma è morta di cancro. Ci racconti come sono andate le cose.
“Non è assolutamente vero, lei viveva a casa mia, me ne sarei accorto. Quando mia mamma è uscita dall’ospedale, l’Umberto I di Roma dopo l’operazione alla gamba, il fratello di mia mamma, Davide l’ha fatta ricoverare e poi l’ha mandata alla Caritas su Via Casilina. Questo perché il fratello era una bestia. L’Antea è un centro dove vengono portate spesso persone molto anziane. Mia madre era lucida e non aveva alcun tipo di cancro. L’ultimo giorno che l’ho vista aveva la bocca tutta impastata, tipico risultato di un miscuglio di anti dolorifici e anestetici. La cartella clinica e il medico legale sono spariti. Lei gli ultimi giorni si sentiva strana. Alle 3.40 di notte mi chiamano dall’Antea e mi dicono che mamma si era aggravata. Raggiungo l’Antea e la trovo direttamente dentro una bara. Quando mi hanno chiamato quindi era già morta. In questa struttura ti spengono, a tua insaputa e a insaputa dei parenti. Mia mamma era stata portata lì da mio zio Davide Fiermonte. Il giorno in cui io sono entrato nella camera ardente mio zio non mi ha fatto entrare. Mia madre se avesse avuto un cancro al cervello sarebbe morta di vecchiaia, le cellule si sarebbero riprodotte in maniera meno veloce. I medici mi avevano detto che la cartella clinica era stata consegnata a Fiermonte, ma è impossibile perché devono passare 40 giorni prima che la cartella clinica venga consegnata. L’Antea nasce per i malati terminali ma mio zio conosceva una persona in amministrazione e l’ha portata lì. Lei aveva perso la casa, ma si vergognava di tornare a casa con me. Sono riuscito a rintracciare il neurologo perché mia madre dopo la morte di Monica prendeva degli anti depressivi”.
Cosa le hanno raccontato della sua nascita?
“Quando sono nato io fecero credere a mia mamma che ero morto… e mi hanno portato via da lei da mio zio Gaetano, in quanto mio padre voleva darmi in adozione proprio a mio zio. La maggior parte della mia vita l’ho vissuta nella famiglia Caltagirone. Se chiudo gli occhi, mi vedo mentre corro tra le scogliere. Quando ero piccolo vivevo tra la Costa Azzurra, Londra e New York. Vivevo però con i domestici. Negli ultimi anni ho cercato tutti i domestici, ma sono morti tutti. Qualche anno fa è morta anche la mia tata personale, ed era anche molto amica di mia madre. Il giorno del suo funerale, ho trovato Isabella sulla bara per salutarla. Parliamo di venti anni fa, quando mia sorella Monica stava male in ospedale”.
Quando ha conosciuto il resto della famiglia Caltagirone?
“Andai a Villa Mafalda, dove stava mio padre quando era malato. Io andai lì con mio zio Gaetano e mi ricordo una signora seduta davanti alla Villa con un giornale davanti la faccia, come se volesse coprirsi. Non sapevo all’epoca che fosse mia madre, ma adesso a ripensarci probabilmente lei era andata lì per sapere come stesse Camillo. Al funerale di mio padre, mi ricordo, mi venne incontro una bambino che mi disse: “Io ti odio” e io di getto gli ho risposto “E io ti voglio bene”. Mio padre infatti nel frattempo si era risposato ma per dispetto a mia madre. Loro si amavano follemente ma i loro caratteri erano così forti che non andavano d’accordo”.
Sua zia Paola è stata molto importante per lei. Ed è anche il membro della famiglia con la quale vuole recuperare il rapporto.
“Mi ricordo molto bene di mia zia Paola, che era molto legata a Camillo Caltagirone, un suo grandissimo amico oltre che suo cognato. Mio zio Gaetano propose a mia zia Paola di adottare un bambino, e quel bambino ero io. Ma all’epoca disse di no e mi diedero in affidamento ad un’altra famiglia, che faceva parte sempre del gruppo Caltagirone. Anni fa, nel 2010, già conoscevo mia madre, dovevo fare molta palestra e mi iscrissi ad una palestra vicino casa, andai lì e mi chiesero il documento. Appena consegnato il documento, la signora al desk svenne, appena aver letto il mio cognome. Saputo poi che ero figlio di Isabella Biagini e Camillo Caltagirone, svenne un’altra volta. Questa signora al desk era la sorella di Paola, che si chiama Cecilia, mi ridiede i soldi dell’iscrizione, andò a fare una telefonata e poi mi disse: “Tu vai a fare palestra, fai quello che vuoi. Però domani torni alle 16.00”. Non mi fidai e per questo portai anche una mia amica. Andai alle 16.00 in punto e nel cortile della palestra vidi entrare una macchina, una Mercedes nera con i vetri scuri, che si ferma al centro del piazzale. Scende una donna, ed era mia zia Paola che vidi anche al funerale di mio padre. Ad un certo punto, si mise in ginocchio e mi chiese perdono. Non sapevo però che fosse mia zia, e lei tra le lacrime mi disse: “Se io avessi saputo che eri figlio di Camillo, ti avrei adottato subito. E ti chiedo perdono per questo. Da ora in poi le cose cambieranno”. E le cose sono cambiate davvero…
Suo padre però l’ha riconosciuta? Ha il suo cognome?
“No! Non mi ha riconosciuto. Solo il DNA è la prova del fatto che io sono suo figlio”.
Il primo incontro con sua madre, come è stato?
“E’ stato mio zio Gaetano a portarmi da lei. Decise che ad un certo punto fosse giunto il momento che io la conoscessi. Andammo in questo noto parrucchiere di Roma e lì la vidi arrivare. Entrò nel locale, bellissima e io mi avvicinai a lei con una scusa; non sapevo infatti come avvicinarla, non la conoscevo e non sapevo se fosse antipatico o se la infastidiva la mia vicinanza. Aveva lasciato la macchina in doppia fila e io con la scusa della macchina mi avvicinai a lei. Da lì iniziammo a parlare e a conoscerci. Mi invitò anche a casa sua, era viva anche Monica e conobbi anche lei, di una bellezza unica. Lei però non sapeva nulla di me, lo seppe una serata mentre eravamo in noto locale e, coincidenza ha voluto che in quella sera ci fosse anche il parrucchiere dove lei andava, il proprietario del salone dove ci siamo conosciuti. Lei poi mi chiamava Stefanino, per questo nella sua prima intervista in cui parlava di me mi chiamava Stefano e non Damiano.
E quale è stata la sua reazione al momento in cui scoprì che suo figlio non era morto ma davanti a lei?
“E’ stato il parrucchiere a dirle che mi aveva conosciuto grazie a Gaetano. E da lì lei ha collegato che c’era un rapporto con i Caltagirone. E mi disse: “Sai io ho avuto un bambino con Camillo, che poi è morto”, da lì anche io ho collegato tutti i frammenti della mia vita tra cui l’episodio della Villa e gli altri che mi ricordo da bambino. Mi disse: “Ma chi è tua mamma?”, e io le dissi: “Non so chi sia. Sono figlio di Camillo…”, dopo queste parole si è messa le mani sul viso ed è scoppiata a piangere, mi ha abbracciato e mi ha detto subito: “Dobbiamo fare delle analisi…” e da lì abbiamo fatto il test del DNA.
E ora che sua madre è morta, vuole riallacciare i rapporti con la famiglia Caltagirone?
“Sì, vorrei incontrare mia zia Paola e tornare ad avere una famiglia. Vorrei anche capire cosa sia successo tra mia madre e la famiglia di mio padre, perché non so niente, non so perché loro ce l’hanno con lei”.
Si ringrazia per l’intervista Damiano Caltagirone, Patrizia Brandimarte e per la location Le Reve de Naim, in via Mario De’ Fiori 5, Roma.