Desirée Mariottini: resta in carcere il quarto uomo arrestato a Foggia
Yusif Salia dovrà restare in carcere. Il 32 enne ghanese era stato arrestato a Foggia con l’accusa di aver preso parte all’omicidio e alla violenza sessuale di Desirée Mariottini, la sedicenne ritrovata senza vita nel quartiere San Lorenzo a Roma. A deciderlo il Tibunale del Riesame di Roma, che ha respinto così l’istanza presentata dalla difesa dell’uomo. Salia era stato arrestato il 26 ottobre scorso in una baracca del ghetto di Borgo Mezzanone, nel Foggiano. Al momento del fermo, il ghanese era in possesso di 11 chili di marijuana, circa 200 grammi di hashish e di metadone. Il 26 novembre scorso il Tribunale del Riesame di Bari aveva respinto la richiesta di scarcerazione ribadendo il carcere per la sola accusa di detenzione ai fini di spaccio della sostanza stupefacente.
Le stesse contestazioni, escluse due aggravanti, sono confermate anche a carico di Mamadou Gara. Gli stessi giudici del Riesame, invece, non le avevano riconosciute a carico di altri due indagati: Chima Alinno e Brian Minteh, rimasti comunque in carcere. La procura di Roma, comunque, non ha dubbi: tutti e quattro restano indagati per omicidio e stupro di gruppo.
Un mix di droghe ed alcolici nel corpo di Desirée
Stando a quanto emerso dagli esami tossicologici, nel corpo della ragazza sono state rilevate tracce di diverse sostanze stupefacenti: cannabis, cocaina, eroina, alcolici e psicofarmaci. A detta degli inquirenti, a Desirée queste sostanze sarebbero state somministrate esattamente con lo scopo di stordirla e quindi di poter abusare di lei. Un mix di alcol e droghe che poi avrebbe provocato la morte della sedicenne. Per il momento nessuno dei quattro indagati ha ammesso di avere responsabilità nella morte della giovane di Cisterna di Latina. Le indagini proseguono e si attendono ulteriori dettagli dai risultati degli esami approfonditi sul corpo della ragazza.
Desirée Mariottini, il racconto scioccante: “Ci hanno impedito di soccorrerla”
E’ scioccante il racconto fatto da un immigrato africano agli inquirenti che indagano sulla morte di Desirée Mariottini. La sedicenne di Cisterna di Latina, ricordiamo, morì in uno stabile situato nel quartiere San Lorenzo a Roma. Il testimone è uno degli abitanti della struttura abbandonata in via dei Lucani 22. La notte tra il 18 e il 19 ottobre è rimasto nel fabbricato, assistendo alla morte della ragazza. L’uomo ha fornito dettagli importanti che hanno permesso di ricostruire le lunghe ore di agonia di Desirée. Il teste ha spiegato per filo e per segno gli autori delle violenze, lo spaccio di droga e farmaci e l’abbandono della giovane.
Come scrive Repubblica, il testimone, di origine africana, si è presentato spontaneamente dagli inquirenti per raccontare quanto ha visto nello stabile. E il quadro che ha delineato lunedì a palazzo di Giustizia ha permesso di puntellare le accuse e indirizzare con più precisione le contestazioni a carico dei quattro indagati per omicidio volontario ( Mamadou Gara, Brian Minteh, Alimno Chima e Yusif Salia), dando il via a una nuova tornata di interrogatori. La versione del teste è ritenuta attendibile e potrebbe essere la chiave di volta di un’indagine non semplice. Gli inquirenti, infatti, si sono trovati davanti uno spaccato fatto di mezze verità e ritrosie.
Il teste, invece, ha fornito un quadro chiaro: lo spaccio in dosi massicce di cocaina, eroina e farmaci per poter violentare Desirée. Gli abusi sessuali e la scelta di lasciarla morire quando si è presentata l’insufficienza respiratoria, impedendo alle persone che erano nella struttura di soccorrerla. Stando a varie testimonianze, infatti, sarebbero state diverse le persone che volevano chiamare i soccorsi e alle quali è stato impedito.