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Desirée Mariottini, il racconto scioccante: “Ci hanno impedito di soccorrerla”

E’ scioccante il racconto fatto da un immigrato africano agli inquirenti che indagano sulla morte di Desirée Mariottini. La sedicenne di Cisterna di Latina, ricordiamo, morì in uno stabile situato nel quartiere San Lorenzo a Roma. Il testimone è uno degli abitanti della struttura abbandonata in via dei Lucani 22. La notte tra il 18 e il 19 ottobre è rimasto nel fabbricato, assistendo alla morte della ragazza. L’uomo ha fornito dettagli importanti che hanno permesso di ricostruire le lunghe ore di agonia di Desirée. Il teste ha spiegato per filo e per segno gli autori delle violenze, lo spaccio di droga e farmaci e l’abbandono della giovane. 

Come scrive Repubblica, il testimone, di origine africana, si è presentato spontaneamente dagli inquirenti per raccontare quanto ha visto nello stabile. E il quadro che ha delineato lunedì a palazzo di Giustizia ha permesso di puntellare le accuse e indirizzare con più precisione le contestazioni a carico dei quattro indagati per omicidio volontario ( Mamadou Gara, Brian Minteh, Alimno Chima e Yusif Salia), dando il via a una nuova tornata di interrogatori. La versione del teste è ritenuta attendibile e potrebbe essere la chiave di volta di un’indagine non semplice. Gli inquirenti, infatti, si sono trovati davanti uno spaccato fatto di mezze verità e ritrosie.

Il teste, invece, ha fornito un quadro chiaro: lo spaccio in dosi massicce di cocaina, eroina e farmaci per poter violentare Desirée. Gli abusi sessuali e la scelta di lasciarla morire quando si è presentata l’insufficienza respiratoria, impedendo alle persone che erano nella struttura di soccorrerla. Stando a varie testimonianze, infatti, sarebbero state diverse le persone che volevano chiamare i soccorsi e alle quali è stato impedito.

Desirée Mariottini: confermata accusa di omicidio per il senegalese

Confermata l’accusa di omicidio per Mamadou Gara. Il 26 enne senegalese è stato arrestato per la morte di Desirée Mariottini. L’imputazione più grave nella morte della ragazza era stata esclusa nella stessa fase di giudizio per Chima Alinno e Brian Minteh, due dei quattro arrestati. Ora è confermata solamente per il senegalese Gara. 

Nel suo caso, non solo si parla di assassinio ma i giudici hanno riconosciuto anche la violenza sessuale di gruppo, sposando in pieno, di fatto, l’impianto accusatorio messo in piedi dalla Procura di Roma. Mercoledì, davanti al gip, si era svolto nel carcere di Regina Coeli anche l’interrogatorio di Marco Mancini, il romano di 36 anni accusato di aver venduto agli aguzzini gli psicofarmaci utilizzati nel mix letale che ha stroncato l’adolescente. Per lui c’è stata la convalida del fermo e dell’ordinanza di custodia cautelare ma il gip Maria Paola Tomaselli aveva fatto cadere l’aggravante della cessione di sostanza stupefacente ad un minorenne.

E dalla Puglia arrivano anche le parole di Yusif Salia, il ghanese di 32 anni, il quarto uomo arrestato in un ghetto pieno di baracche alle porte di Foggia. “Io non ero lì quella notte, non ho dato droga a Desirée“, questa la sua linea difensiva. E ha aggiunto: “Ho avuto rapporto con lei, le avevo chiesto di venire via con me”, dichiarandosi completamente estraneo alla morte della sedicenne. Salia è stato sentito dal gip del Tribunale di Foggia, Carmine Corvino, su rogatoria del gip Tomaselli.

 

 

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