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Mariella Cimò: la condanna del marito e il caso ancora irrisolto

A Pomeriggio Cinque si torna a parlare del caso di Mariella Cimò, la donna scomparsa da San Gregorio di Catania, il 25 agosto 2011, e mai più ritrovata. Nelle indagini degli inquirenti subito protagonista il marito, Salvatore Di Grazia. A sembrare strano agli investigatori, il fatto che l’uomo non abbia sin da subito denunciato la scomparsa della moglie. Secondo Di Grazia, la donna sarebbe scappata dalla loro casa, ma non si sa ancora come la donna abbia lasciato il marito.

I giudici sostengono che la donna sia stata uccisa in casa sua proprio dal marito. L’uomo fu arrestato con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere. Il motivo del presunto omicidio di Mariella, i continui litigi con il marito. Di Grazia e la moglie infatti litigavano spesso per via di un autolavaggio di proprietà di Mariella, in cui aveva scoperto che il marito utilizzava lo sgabuzzino della struttura per “intrattenersi” con altre donne e che volesse chiudere l’attività. 

Mariella Cimò: l’ipotesi degli inquirenti

L’ipotesi degli inquirenti è che: i due avrebbero avuto una lite furiosa che sarebbe poi scaturita in un raptus omicida dell’uomo che avrebbe poi occultato il cadavere della moglie, facendo perdere le su tracce. Nel 2017, Di Grazia viene condannato in primo grado a 25 anni. Lui continua a dichiararsi innocente ed è convinto che la moglie si sia allontanata volontariamente. Anche se, il corpo di Mariella non è stato ancora trovato.

Cronaca nera: i casi irrisolti e le scomparse in Italia

E’ passato più di un mese da quando non si hanno più notizie di Giusy Pepi, la madre di cinque figli scomparsa da Vittoria (RG) lo scorso 15 ottobre. Il marito Davide Avola ha fatto molteplici appelli in televisione. L’uomo ha raccontato retroscena cupi e dolorosi sul passato della donna, dicendosi convinto che quello di Giusy sia un allontanamento volontario. Probabilmente legato alle cattive frequentazioni che 20 anni fa stavano per portarla sulla cattiva strada. Dopo gli appelli mediatici, Avola ha sporto denuncia alla polizia e così tutte le Prefetture, Questure e Comandi militari hanno ricevuto l’input ad avviare le ricerche.  Al momento gli agenti indagano per allontanamento volontario, ma non si escludono altre piste.

Negli ultimi giorni, alcuni testimoni hanno incolpato il marito di Giusy, accusandolo di picchiare la moglie e tenerla prigioniera in casa. Sarebbe emerso, poi, un altro dettaglio terribile. Nel corso di una recente puntata de La Vita in Diretta sono state riportante delle dichiarazioni piuttosto scioccanti. Pare, infatti, che in paese stiano iniziando a circolare con sempre maggiore insistenza voci di maltrattamenti ai danni della donna. Secondo le stesse fonti su di lei si sarebbero accaniti gli stessi figli maggiori, forse indotti dal padre a picchiare la mamma. Proprio per questo, le forze dell’ordine hanno lanciato un appello a Giusy. Se il suo è un allontanamento volontario, dovuto alle violenze subite in famiglia, gli inquirenti chiedono che la donna faccia avere sue notizie, garantendole che le sarà dato il giusto aiuto e non verrà lasciata sola a gestire tale situazione di sofferenza.

Emanuela Orlandi: il ritrovamento delle ossa

Uno dei casi più inquietanti della cronaca nera, e che ancora oggi è un mistero è la scomparsa di Emanuela Orlandi. Sono passati alcuni giorni dal misterioso ritrovamento di ossa sotto un pavimento della Nunziatura Apostolica di Via Po a Roma. Al momento, non si hanno notizie riguardo a chi possano appartenere i resti. Che siano di Emanuela Orlandi o no, i consulenti della Santa Sede stanno avendo un bel po’ da fare. Come riporta fanpage.it sono due i laboratori che, sotto la guida del medico legale Gianni Arcudi, stanno lavorando sulle ossa. Un laboratorio di genetica forense e un laboratorio di merceologia

Il primo si occupa dell’analisi morfologica delle strutture ossee, quella che consentirà di accertare il sesso e l’età del soggetto o dei soggetti e di datare i resti; il secondo, invece, è al lavoro per determinare le caratteristiche fisico-chimiche del terreno dove sono state rinvenute le ossa. Solo al termine di queste accurate analisi, sarà possibile conoscere a quali e quante persone appartengano i resti. La Nunziatura, ricordiamo, è un immobile di proprietà dello Stato Vaticano ma le indagini sono a capo della Procura di Roma, la quale ha aperto un fascicolo per omicidio.

In attesa dell’esito degli esami, la famiglia Orlandi ha intanto nominato un consulente tecnico di parte per l’identificazione dei resti. Si tratta dell’ex ufficiale del Ris Giorgio Portera. Il genetista aiuterà la famiglia della ragazza scomparsa nel 1983 a sciogliere qualsiasi dubbi in merito all’identità delle ossa. Portera è stato in passato consulente della famiglia di Yara Gambirasio e prenderà parte alle operazioni di comparazione tra il Dna della famiglia Orlandi e quello dei resti.

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