Il 10 marzo 2025, a Milano, si è tenuta un’assemblea decisiva per il futuro di Fenice, la società che controlla i marchi legati a Chiara Ferragni. I soci hanno approvato un intervento patrimoniale di 6,4 milioni di euro, una mossa strategica per tentare di risollevare le sorti di un’azienda che ha subito gravi perdite reputazionali e finanziarie negli ultimi mesi. La riunione ha visto un acceso confronto tra i soci, con Chiara Ferragni e Paolo Barletta a favore del piano, mentre Pasquale Morgese ha opposto una ferma resistenza, supportato da un legale.
Strategia di Chiara Ferragni: un passo verso il controllo di Fenice
Chiara Ferragni, figura di spicco nel mondo dell’influencer marketing, ha manifestato la sua determinazione a riprendere il controllo della società. Durante l’assemblea, ha avallato l’operazione di aumento di capitale, affiancata da Paolo Barletta, imprenditore che detiene il 40% delle quote tramite Alchimia. Ferragni, con la sua Sisterhood al 32,5%, ha dichiarato di essere disposta a investire ulteriormente per salvaguardare il futuro dell’azienda, nonostante le critiche ricevute.
Dall’altra parte, Pasquale Morgese, che possiede il 27,5%, ha espresso un netto dissenso. La sua opposizione ha superato il semplice voto contrario, con i suoi rappresentanti che hanno contestato le basi contabili dell’azienda, sollevando dubbi su dati e coperture. Il verbale dell’assemblea ha rivelato un clima teso, simile a una resa dei conti, con la possibilità di un contenzioso legale all’orizzonte.
Chiara Ferragni ha inoltre affermato di essere pronta a coprire eventuali mancanze, inclusi i vuoti lasciati da Morgese. Questa strategia, già contemplata dallo statuto, prevede che il meccanismo scatti trenta giorni dopo l’iscrizione della delibera nel registro delle imprese, con ulteriori sette giorni per affrontare eventuali carenze. Un vero e proprio countdown è iniziato.
Le conseguenze del Pandoro-gate per Fenice
Se Morgese decidesse di ritirarsi e Barletta mantenesse il suo impegno, Sisterhood potrebbe acquisire una quota maggioritaria. Questo scenario porterebbe Fenice, la società che sostiene il marchio Ferragni, sotto il diretto controllo dell’imprenditrice, che mira a ristrutturare il suo impero dopo la recente crisi legata ai dolci griffati.
L’avvocato Garbagnati, legale di Morgese, ha messo in discussione l’intera situazione contabile, evidenziando l’assenza del bilancio della controllata Fenice Retail, che si trova in difficoltà economiche ma continua a trasferire fondi alla capogruppo. Secondo la difesa, i numeri sarebbero stati gonfiati per nascondere le problematiche lasciate dalla precedente gestione.
Perdite e patrimonio netto negativo: la situazione finanziaria di Fenice
Claudio Calabi, amministratore unico di Fenice, ha presentato un quadro finanziario preoccupante: perdite vicine ai sette milioni di euro, patrimonio netto negativo e prospettive sfavorevoli anche per il 2024. Questa situazione ha reso necessaria una terapia d’urto, che prevede un aumento di capitale e una revisione strategica. Calabi ha sottolineato che i conti sono stati redatti seguendo criteri di prudenza e completezza.
Nel budget per il 2025 sono inclusi anche i costi per i dipendenti di società in fase di liquidazione, una scelta che ha suscitato il malcontento del gruppo di Morgese, che ha interpretato questa decisione come una manovra contabile poco trasparente. Secondo loro, il documento finanziario non rappresenterebbe una guida ma piuttosto un velo per nascondere la verità.
Ferragni e Barletta nel mirino: il fronte di Morgese si prepara a un’azione legale
L’avvocato Garbagnati ha dichiarato che il bilancio di Fenice sarebbe inattendibile e privo di riscontri, con l’accusa che l’ex governance, rappresentata da Ferragni e Barletta, avrebbe creato una narrazione contabile per coprire eventuali danni. La minaccia di un’azione legale è concreta, con l’intenzione di impugnare le delibere e richiedere un’azione di responsabilità.
Calabi ha risposto a queste accuse, affermando di aver sempre operato nel rispetto dei principi contabili, agendo con correttezza e buona fede. Ha anche ricordato che alcuni soci hanno avuto accesso diretto e costante alle informazioni aziendali. La situazione rimane quindi tesa e incerta, con il futuro di Fenice appeso a un filo.