Il 10 marzo 2025 si è svolta l’assemblea dei soci di Fenice, la società nota per i marchi di moda legati a Chiara Ferragni, in un clima teso e carico di tensioni. Il verbale notarile dell’incontro, depositato una settimana dopo, ha messo in luce le divergenze tra i soci, in particolare tra Pasquale Morgese e Claudio Calabi, amministratore unico della società. Morgese ha contestato la veridicità dei conti, definendo le dichiarazioni presentate come “strumentali e pretestuose”. Dall’altro lato, Calabi ha affermato di aver operato con la massima diligenza, sottolineando l’importanza di un aumento di capitale da 6,4 milioni di euro per garantire la continuità aziendale, dopo un bilancio 2023 in rosso.
Il bilancio e la situazione finanziaria
Durante l’assemblea, Calabi ha presentato i dati finanziari della società, evidenziando una perdita di 6,9 milioni di euro nel 2023 e un patrimonio netto negativo di 2,9 milioni. La situazione è stata aggravata da ulteriori perdite di 3,3 milioni nel 2024. Morgese ha messo in discussione la prudenza con cui sono stati redatti i conti, accusando Calabi di eccessiva cautela. La discussione ha messo in risalto la fragilità economica di Fenice, che ha visto un drastico calo dei ricavi, passando da 14 milioni nel 2022 a soli 2 milioni nel 2024, in seguito al crollo del caso Balocco.
Le contestazioni di Morgese
Filippo Garbagnati, legale di Morgese, ha sollevato dubbi riguardo alla mancanza di documentazione, in particolare il bilancio della controllata Fenice Retail. Il notaio ha registrato la richiesta di Garbagnati di sospendere l’approvazione del bilancio, ma questa è stata respinta da Calabi. Federico Baccani, commercialista di Chiara Ferragni, ha ribadito che i soci avevano accesso a informazioni sufficienti per procedere con l’assemblea. Le contestazioni di Morgese hanno messo in evidenza una tensione crescente all’interno della società, con il rischio di azioni legali in caso di approvazione del bilancio.
Fenice Retail e le svalutazioni
Le preoccupazioni si sono ampliate riguardo a Fenice Retail, con Morgese che ha chiesto chiarimenti sulle svalutazioni dei crediti. Ha messo in discussione le scelte fatte dalla società, chiedendo spiegazioni sul perché siano stati erogati ulteriori crediti alla controllata, successivamente svalutati. La questione ha sollevato interrogativi sulla gestione finanziaria e sulle scelte strategiche di Fenice, evidenziando una mancanza di chiarezza nel bilancio e nella pianificazione futura.
La liquidazione e le scelte di Calabi
Calabi ha difeso le sue scelte, affermando di aver operato con prudenza dal momento della sua nomina nel novembre 2024. Ha spiegato che l’obiettivo era quello di gestire la liquidazione di Fenice Retail in modo responsabile, cercando di evitare contenziosi con i fornitori. Nonostante le difficoltà, ha sottolineato che non ci sono state controversie legali aperte da parte dei fornitori, un dato che potrebbe suggerire una certa stabilità nella gestione della società.
Le accuse di conflitto di interessi
Le tensioni hanno raggiunto il culmine quando Morgese e i suoi rappresentanti hanno accusato Calabi di coprire le azioni degli ex amministratori. Hanno chiesto chiarimenti riguardo ai fondi rischi e alle spese legali, sostenendo che il bilancio fosse stato redatto in modo da giustificare le scelte passate di Chiara Ferragni e Paolo Barletta. Calabi ha risposto alle accuse ribadendo la sua integrità e il suo impegno verso la società e i suoi soci, sostenendo di aver sempre agito nell’interesse di Fenice.
La riunione si è conclusa dopo oltre due ore di discussione, con l’approvazione a maggioranza del bilancio e dell’aumento di capitale, nonostante il voto contrario di Morgese. L’assemblea ha segnato un’importante fase per la società, che ora cerca di ripartire dopo un periodo di crisi.