Il verbale dell’assemblea dei soci di Fenice, tenutasi il 10 marzo 2025, è stato ufficialmente depositato dal notaio, rivelando l’approvazione di una significativa ricapitalizzazione di 6,4 milioni di euro. Questo intervento finanziario si rende necessario per sostenere il marchio di Chiara Ferragni, che sta affrontando una crisi profonda. I documenti emersi mostrano un clima di tensione e conflitto tra i soci, con accuse reciproche e divergenze di opinione che hanno caratterizzato l’incontro.
Il bilancio in profondo rosso
La situazione economica di Fenice è preoccupante, come illustrato dall’amministratore unico Claudio Calabi, che ha evidenziato una perdita di 6,9 milioni e un patrimonio netto negativo di 2,9 milioni. A queste cifre si aggiunge un’ulteriore perdita di 3,3 milioni prevista per il 2024. Questo quadro finanziario ha spinto i soci a considerare la ricapitalizzazione come un passo necessario per garantire la continuità dell’azienda. Chiara Ferragni ha manifestato la sua disponibilità a coprire l’intero aumento di capitale, assumendo così il controllo esclusivo della società nel caso in cui non venisse completamente sottoscritto.
Tuttavia, dietro a questa decisione si celano tensioni tra i soci. Il verbale dell’assemblea, reso pubblico una settimana dopo la riunione, rivela che la divisione tra i gruppi era già evidente. Da un lato, le holding Alchimia e Sisterhood, rappresentate rispettivamente da Paolo Barletta e dalla famiglia Ferragni, detengono il 40% e il 32,5% del capitale. Dall’altro, Pasquale Morgese e il suo 27,5% si oppongono a questa manovra, contestando le scelte strategiche e il bilancio presentato.
Le contestazioni su Fenice Retail e le minacce legali
La crisi di Fenice è ulteriormente complicata dalla questione di Fenice Retail, la controllata che gestisce i negozi. Filippo Garbagnati, legale di Morgese, ha denunciato una grave mancanza di documentazione, sostenendo che non fosse disponibile il bilancio di questa società. Le tensioni sono aumentate al punto che Garbagnati ha minacciato di intraprendere azioni legali per tutelare gli interessi del suo assistito. Nonostante queste controversie, l’assemblea è proseguita, con i legali di Ferragni che hanno affermato di avere a disposizione un quadro informativo sufficiente per procedere.
Fenice Retail, gestita in modo autonomo da Chiara Ferragni, ha subito svalutazioni significative nel bilancio del 2023. Si segnala che, nel 2024, la società ha continuato a erogare crediti, nonostante i problemi finanziari. Inoltre, il budget per il 2025 include costi imprevisti, come il pagamento degli stipendi, per una società che, secondo Calabi, si sta dirigendo verso una liquidazione controllata.
Le accuse di Morgese: mancanza di trasparenza
Pasquale Morgese ha continuato a contestare la validità del bilancio, affermando che non rispecchia la realtà e che manca di documentazione adeguata. Secondo il suo punto di vista, questa situazione serve a nascondere l’operato dell’amministrazione precedente, che include Chiara Ferragni e Paolo Barletta, i quali hanno guidato Fenice fino a novembre 2024. La risposta di Calabi è stata immediata, dichiarando di aver sempre agito nel migliore interesse della società e dei soci, rispettando i principi contabili e di correttezza.
Calabi ha anche ribattuto alle accuse di Morgese, definendole infondate e suggerendo che il suo comportamento fosse motivato dalla volontà di avere un controllo eccessivo sulla gestione, piuttosto che da un reale interesse per la salute finanziaria di Fenice. La tensione tra le parti continua a crescere, mentre la società si prepara a navigare in acque tempestose.