Chiara Ferragni ha recentemente ottenuto un significativo aumento di capitale di 6,4 milioni di euro per la sua società Fenice, nonostante un bilancio che ha registrato una perdita di 6,9 milioni nel 2024. La questione ha sollevato interrogativi sulla fiducia dei soci e sulla gestione interna, specialmente in vista dello scontro tra l’amministratore delegato Claudio Calabi e il socio Pasquale Morgese, che ha minacciato di intraprendere azioni legali.
Un’assemblea turbolenta
Il 10 marzo 2025, l’assemblea dei soci di Fenice si è trasformata in un acceso confronto. Le tensioni sono emerse fin dall’inizio, con Calabi che ha presentato i conti, evidenziando un calo drammatico dei ricavi, passati da 14 milioni nel 2022 a soli 2 milioni nel 2024. La situazione finanziaria della società è critica: il bilancio del 2023 mostra una perdita di 6,9 milioni e un patrimonio netto negativo di 2,9 milioni. In questo contesto, l’aumento di capitale risulta essenziale per la sopravvivenza dell’azienda.
Chiara Ferragni, che detiene il 32,5% delle quote, ha espresso la sua disponibilità a investire ulteriormente, mirando a diventare l’unica proprietaria di Fenice. Tuttavia, la proposta ha incontrato l’opposizione di Morgese, il quale detiene il 27,5% delle azioni. Il socio ha messo in discussione la veridicità del bilancio, accusando la direzione di mancanza di trasparenza.
Le accuse di mancanza di trasparenza
L’assemblea ha visto il primo intervento di Calabi, che ha cercato di giustificare la situazione finanziaria, affermando che il bilancio tiene conto di tutte le passività. Morgese, sostenuto dal suo avvocato Filippo Garbagnati, ha contestato la veridicità dei dati presentati, sottolineando l’assenza del bilancio della controllata Fenice Retail e chiedendo la sospensione della riunione. Tuttavia, la richiesta è stata respinta da Baccani, il commercialista di Ferragni, che ha difeso la sufficienza delle informazioni fornite ai soci.
La tensione è palpabile, con accuse reciproche di dichiarazioni strumentali. Morgese e il suo team continuano a mettere in discussione la gestione, chiedendo chiarimenti su spese legali e operazioni con parti correlate. Le preoccupazioni riguardano anche l’erogazione di crediti a Fenice Retail, considerata ormai una realtà in declino.
Un futuro incerto per Fenice
Il clima di scontro si è intensificato quando Calabi ha affermato di aver operato con prudenza dal suo insediamento come amministratore unico il 1 novembre 2024. Ha ribadito di aver rispettato i principi contabili, ma le obiezioni di Morgese non si sono attenuate. Il suo team ha espresso il sospetto che il bilancio non fosse veritiero e che ci fosse un tentativo di coprire le responsabilità del precedente management, rappresentato da Ferragni e Barletta.
Dopo oltre due ore di discussioni accese, il bilancio è stato approvato a maggioranza, così come l’aumento di capitale. Morgese ha votato contro e ha annunciato l’intenzione di esercitare i propri diritti anche in sede legale. La tensione interna a Fenice è lontana dalla risoluzione, con la possibilità di ulteriori sviluppi in tribunale. Ferragni, nel frattempo, sembra determinata a rilanciare l’azienda, nonostante le difficoltà.