Clizia Incorvaia, influencer e imprenditrice di successo, ha recentemente attirato l’attenzione non solo per la sua carriera, ma anche per un evento personale molto significativo: il funerale della sua suocera, Eleonora Giorgi, avvenuto mercoledì scorso. A soli dieci giorni dalla cerimonia, Clizia ha preso la decisione di tornare a lavorare, una scelta che ha scatenato una serie di critiche sui social media. Molti utenti l’hanno accusata di non rispettare il dolore per la perdita di una persona cara, ma la sua reazione ha evidenziato la sua forza e il suo approccio positivo alla vita.
La risposta di Clizia alle critiche
In un post su Instagram, Clizia ha condiviso una riflessione profonda e personale. Ha messo in luce un retaggio culturale presente nella nostra società: l’idea che il dolore debba essere ostentato per essere considerato autentico. “In passato ai funerali, le donne venivano pagate per piangere”, ha spiegato, “e chi mostrava più dolore veniva visto come colui che onorava di più il defunto”. Secondo Clizia, questa mentalità è ancora attuale e porta a una pressione sociale ingiusta, dove chi non manifesta il proprio dolore viene giudicato come insensibile.
Un’esperienza personale di lutto
Clizia ha condiviso anche un’esperienza personale legata al lutto, raccontando il difficile periodo che ha vissuto con la morte di suo nonno. La sua reazione è stata segnata da ansia e attacchi di panico, mentre sua madre ha avuto una reazione opposta, cadendo in anoressia. “Mia zia Tania, invece, ha trovato la forza di tornare a lavorare dopo pochi giorni. Qual è la scelta giusta?”, si è chiesta Clizia. La sua risposta è chiara: “Credo che sia giusto riprendere la propria vita, non solo per sé stessi, ma anche per chi ci ha lasciato. La persona che amiamo vorrebbe vederci felici e attivi”.
Il messaggio di resilienza di Clizia
Il messaggio di Clizia è potente: il dolore è una parte della vita, ma non deve definirci o fermarci. Tornare al lavoro, secondo lei, non significa dimenticare, ma piuttosto rendere omaggio alla memoria di chi non c’è più continuando a vivere. “Chi ci ha lasciato vorrebbe che noi stessimo bene”, ha affermato. “E io voglio essere un buon esempio per i miei figli, Nina e Gabriele.” La sua scelta di tornare a lavorare è anche un modo per garantire la stabilità economica della sua famiglia, un aspetto fondamentale per Clizia, che desidera essere una madre e una donna indipendente.
In un contesto in cui i social media amplificano le critiche, la risposta di Clizia ha suscitato un ampio dibattito. Molti utenti hanno espresso supporto per la sua decisione, riconoscendo il diritto di ciascuno di vivere il proprio lutto in modo personale. “Non sarò mai la mamma dell’anno”, ha aggiunto Clizia, “ma cerco di attraversare questo momento difficile con positività. Non voglio che i miei figli vivano un trauma e non voglio abbandonare la mia famiglia”.
La questione del lutto e del modo in cui lo affrontiamo è complessa e tocca profondamente le nostre vite. La cultura del “dover mostrare” il dolore è radicata in molte società, e Clizia Incorvaia offre un punto di vista alternativo, invitando a riflettere sulle diverse modalità di elaborazione del lutto. La sua esperienza personale e quella della sua famiglia dimostrano che non esiste un modo giusto o sbagliato per affrontare la perdita.
Inoltre, la sua risposta evidenzia un aspetto importante: la necessità di liberarsi dai giudizi altrui e di seguire il proprio percorso. Ogni individuo reagisce in modo diverso al dolore e, come ha detto Clizia, “non è vero che più soffri pubblicamente, più hai amato”. Questo messaggio risuona in un’epoca in cui il confronto sui social media è all’ordine del giorno e ci ricorda l’importanza di rispettare le scelte altrui.
Clizia Incorvaia, quindi, non solo si fa portavoce di una riflessione profonda sul dolore e sul lutto, ma rappresenta anche un esempio di resilienza e determinazione. La sua capacità di tornare al lavoro e di affrontare la vita con coraggio è un messaggio positivo da condividere, un invito a tutti noi a considerare il nostro modo di vivere il lutto e a fare scelte che onorino davvero chi abbiamo perso.