“Ho attraversato la vita senza guardarla. So cos’è la mia vita. Il pubblico è mio marito. Le canzoni sono i miei figli.” Avrebbe compiuto 89 anni proprio oggi Dalida, l’indimenticabile interprete degli anni Settanta, nata il 17 gennaio 1933 a Il Cairo. La star che per trent’anni regna nel mondo della canzone francese nasce da una famiglia calabrese immigrata in Egitto. Bella e carismatica, Jolanda Gigliotti – questo il suo vero nome- diventa Miss Egitto nel 1951, a soli 21 anni, e ottiene qualche successo cinematografico nella Hollywood d’oriente, Il Cairo. Ma sarà solo col suo trasferimento in Francia, qualche anno più tardi, che Dalida si trasformerà in una star di fama mondiale. Incontestata regina della canzone francese saprà prodursi in sette lingue diverse e guidare le classifiche di tutto il mondo.
Dal suo primo successo, Bambino, a Petit Gonzales e Gigi l’Amoroso, o la versione francese di Parole Parole, interpretata con Alain Delon, o J’Attendrai, la sua carriera è inarrestabile. Nonostante i grandi successi l’interprete ha una vita privata tormentata da episodi tragici. Fra questi il suicidio del suo amore Luigi Tenco, morto al Festival di Sanremo del 1967, dove i due avevano presentato l’indimenticabile Ciao Amore. Amata dal pubblico, ma sola nella vita privata, Dalida, si toglierà la vita il 2 maggio del 1987, lasciando il triste messaggio: “Perdonatemi, la vita mi è insopportabile”.
Dalida e l’intensa carriera nel campo musicale
Ne La Ville Lumiere Dalida trova la fama mondiale. Il nome d’arte scelto da Jolanda all’inizio è Dalila, ispirato al personaggio biblico protagonista dell’episodio di Sansone e Dalila. Sarà lo scrittore Marcel Achard a consigliarle di sostituirlo con Dalida. La sua voce profonda e carismatica affascina Lucien Morisse, direttore di radio Europe n°1 che la lancia e si innamora di lei. La sposerà però solo cinque anni dopo, nel 1961, facendola sentire poco amata. Dopo pochi mesi i due divorziano, a causa di lei che ha iniziato una relazione con il giovane pittore Jean Sobieski. In seguito Dalida ha, come detto, una storia d’amore con Luigi Tenco, che si suicida nel 1967 durante il Festival di Sanremo, ferito dall’insuccesso della sua canzone Ciao, Amore Ciao da lei cantata. Sconvolta, poco tempo dopo è lei a tentare il suicidio e, restata in coma per cinque giorni, decide di abbandonare la carriera.
“Ciao amore, ciao amore ciao.
Andare via lontano
a cercare un altro mondo
dire addio al cortile,
andarsene sognando”.
Questa canzone, interpretata da Tenco a Sanremo, sembra essere il fil rouge che lega lui e Dalida. Entrambi la cantarono in quell’edizione della kermesse musicale, entrambi decisero di porre fine alle proprie vite, seppure a venti anni di distanza. Il cantautore piemontese si suicidò proprio a causa di quella canzone eliminata. A trovarlo fu proprio Dalida.
Quel figlio mai avuto
Dopo la relazione con Tenco, Dalida si innamora di uno studente ventiduenne italiano di nome Lucio, resta incinta e ricorre all’aborto clandestino in quegli anni ancora proibito nel nostro Paese. Rimane così sterile. Arrivando poi a dire: “Ho imparato molto sulla vita attraverso i libri e la spiritualità. La mia disperazione è di non aver mai avuto figli.”
A cavallo tra gli Anni Sessanta e Settanta, Dalida ha una relazione col filosofo Arnaud Desjardins, che però è sposato. Successivamente incontra Richard Chanfray, noto sotto il nome d’arte di Comte de Saint-Germain, stanno insieme nove anni, la sua relazione più lunga. L’uomo si suicida insieme alla nuova compagna nel 1983. Negli ultimi di vita, la cantante si fidanza col medico François Naudy. La relazione si chiude nel 1987 e poco dopo lei si suicida. Dalida però, prima di morire, grazie al costante sostegno del fratello Bruno, che sin dall’inizio si è occupato della sua carriera facendole da manager, torna al successo.
Dalida e quell’esistenza troppo pesante da sopportare
Incapace però di sopportare ancora il grande successo professionale accanto ai grandi dolori personali, Dalida si suicida nella sua casa parigina di Montmartre. Come Luigi Tenco, come l’ex marito e l’ex compagno: Dalida sceglie di togliersi la vita perché, come disse il fratello dopo la sua morte, ha voluto uccidere il suo personaggio che, a differenza sua, aveva tutto. Lasciando anch’essa un biglietto di commiato.
Nei suoi trent’anni di carriera, Dalida è riuscita a diventare una star mondiale grazie a un repertorio di circa 2000 canzoni interpretate in tantissime lingue (francese, italiano, egiziano, ebraico, inglese, spagnolo, tedesco, libanese, olandese, greco e giapponese). Durante la sua vita si stima abbia venduto tra i 120 e 140 milioni di dischi, altri 20 milioni li ha venduti nei trent’ anni trascorsi dalla sua morte.
Dalida. Andarsene Sognando il libro di Tony Di Corcia
E c’è chi recentemente l’ha celebrata in un libro. Biografo di Giorgio Armani, Gianni Versace, Valentino, storico della moda pugliese e giornalista professionista, Tony Di Corcia si confronta questa volta con il mito degli Anni Settanta e ne fa trasparire aspetti nostalgici e sentimentali. La biografia di Dalida, pubblicata a febbraio 2021, inizia con una breve cronologia degli eventi più importanti dell’artista, per poi passare a un commovente racconto in prima persona, come se fosse la cantante stessa a svelarci la sua esistenza carica di dolore e amore. Infine, una raccolta di frasi tratte dalle sue canzoni e interviste.
Pochi artisti hanno intrecciato vita e arte quanto Dalida. Nella sua musica sono confluiti i tormenti, le inquietudini, le più dolorose esperienze private. Un personaggio capace di eccezionali contrasti, che l’hanno fatta diventare un’icona trasversale: icona gay e icona dolente, icona intellettuale e icona pop. L’aspetto più interessante legato alla sua produzione è quello suggerito dalle parole delle sue canzoni di maggiore successo. Una continua condivisione del male di vivere che ha venato tutta la sua esistenza, e un annuncio costante di quel gesto fatale che le ha messo fine nel 1987. La sua musica, sotto questa ottica, si conferma la sua più fedele autobiografia.
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