Maria Callas: l’amore violento che distrusse la Diva delle lirica
La famiglia, le tante ipotesi sulle cause della morte a 53 anni. La vita tormentata della "Divina" e la fine tragica e sola
Un amore violento capace di spegnere anche la voce di Maria Callas. Quella voce che “ci affascinò come un sortilegio, un prodigio che non si poteva definire in alcun modo, la si poteva soltanto ascoltare come prigionieri di un incantesimo, di un turbamento mai esplorato prima”. E’ il grande Franco Zeffirelli, che l’adorava a descriverla con queste parole.
Maria Anna Cecilia Sofia Kalogheropoulou, è nata a New York oggi 2 dicembre di 98 anni fa in una famiglia greca immigrata negli States dopo la perdita di un figlio. E’ parecchio complicato nelle dinamiche il nucleo familiare, e in parte un po’ spiega anche quelle scelte d’amore che ne hanno segnato la vita. Breve, troppo: la “Divina“, come era nota in tutto il mondo, si è spenta a soli 53 anni nel 1977. Nel mezzo per prima a tormentarla proprio la sua famiglia e i ricordi dolorosi dell’infanzia emersi nelle ultime lettere. La madre che cercò di usarla come merce di scambio con gli uomini, probabilmente riuscendoci, visto che ventilando di svelarlo al mondo, la riempiva di richieste di denaro e ricatti reali e morali.
Maria Callas dalla famiglia a Meneghini
Il canto che l’ha portata fuori dalla gabbia della famiglia in realtà l’ha ricacciata subito in un’altra realtà tragica. Il matrimonio con Giovanni Battista Meneghini, avvenuto nel 1949, è stato allo stesso modo tormentato. A mala pena le aveva fatto dimenticare le molestie sessuali subìte dal direttore della famosissima ed elitarissima Juilliard School of Music in cui studiava. Il marito ha 28 anni in più di lei. Dura 10 anni il legame, in cui ha capito bene solo dopo come tutti i beni accumulati in quegli anni – tanti – fossero “passati” al marito, lui che si legge nelle lettere viveva come “un milionario quando non aveva un centesimo“.
Aristo, Maria e Jackie
E’ ancora sposata e infelice quando incontra per la prima volta Aristotele Onassis, l’armatore greco, come lei si sente, ricchissimo, abituato a comportarsi come un predatore con le donne e lei non fa eccezione. Compresi gli abusi, la violenza e la droga che le somministra durante tutto il loro rapporto e che ha una parte importante nella sua tragica fine. Perché? Stordita può farne quello che vuole.
L’amore-mostro è entrato nella sua vita in una data ormai storica: quella del ricevimento all’hotel Danieli di Venezia, il 3 settembre 1957. La soprano ha ormai la cittadinanza italiana, per quello che ha fatto con il nostro patrimonio lirico. E’ amatissima e osannata quando in Laguna incontra per la prima volta Aristo, come lo chiamerà lei per sempre. Fino alla cena che organizza lui per lei al Dorchester Hotel di Londra, nel giugno 1959, in occasione della prima della Medea al Covent Garden. E’ un mondo fatto di lustrini e ricchezza che la cattura. Solo un mese dopo è a bordo del Christina, il celebre panfilo della dolce vita dell’epoca. C’era anche Winston Churchill con la moglie. In quella vacanza decide di abbandonare il marito che praticamente lo apprende dalla stampa.
Di fatto è uno scandalo: quello che ha completato il suo profilo di Diva con lo stuolo continuo di giornalisti e paparazzi che l’assediano. Ma Onassis è al suo fianco fino a portare a termine una gravidanza dell’armatore: ma il figlio sarebbe morto due giorni dopo la nascita.
Sono i giorni in cui quella voce che aveva ammaliato il mondo non è già più quella di un tempo, dei tormenti. Nel 1966 rinuncia sia alla cittadinanza americana di nascita, che a quella italiana, per sposare Aristotele. O meglio nella speranza, ma non ha fatto i conti con i progetti dello spietato miliardario che solo due anni dopo all’improvviso ha deciso non solo di troncare, ma di dare quello che lei ha sempre desiderato ad un’altra donna. Ironia forse altrettanto tragica: Jacqueline Bouvier, Jackie la vedova di John Fitzgerald Kennedy, che sposa subito.
La Callas cinematografica: Pasolini
Trova la forza di reinventarsi, anche per sostentarsi. Non può usare la sua voce, ma la sua presenza scenica quella sì. E lo può fare grazie all’ingresso nella sua vita di Pier Paolo Pasolini. Medea è l’incredibile autobiografia di entrambi, che riesce ad allontanarla dalla rigidità della lirica e dalla falsità del jet set. Ma i segni restano tutti e la isolano sempre di più nella casa di Parigi, nonostante la fama non l’abbandoni mai. E’ però lei stessa a scrivere: “Da quando ho perso la voce voglio morire, senza la voce che cosa sono? Niente!”.
I lutti e gli ultimi giorni di Maria Callas
Torna alla lirica per un’ultima tournée al fianco dell’amante dell’epoca Giuseppe Di Stefano. E’ un successo, anche se con meno voce lei è sempre Maria Callas. Ma la vita torna a presentarle il conto, anzi sono tre rapidi in una successione micidiale. Se ne vanno tre degli uomini che le hanno “segnato” la vita. Il 15 marzo del 1975, neppure due settimane dopo il loro ultimo incontro, muore Onassis. Una malattia neuromuscolare e soprattutto la morte del figlio in un incidente aereo sono troppo per lui. Il 2 novembre tocca a Pasolini: un’assassinio violento e che le toglie un’amico, quello della rinascita. Il 17 marzo 1976 si spegne Luchino Visconti, che nel 1955 l’aveva resa celebre nel mondo dirigendola come Violetta nella Traviata alla Scala di Milano. Sempre più sola al 36 di Avenue George Mandel l’usignolo – l’altro soprannome con cui era nota – si spegne il 16 settembre 1977.
Le cause della morte sono un vero e proprio giallo ed occupano le pagine della cronaca dell’epoca tra la tesi del un’embolia polmonare, poi corretta in arresto cardiaco, e l’ipotesi del suicidio. Solo nel 2010 arriva l’ipotesi di una malattia degenerativa delle corde vocali. Le condizioni della sua voce e del suo corpo erano compromesse ed era anche noto. La disfunzione ghiandolare l’aveva tormentata tutta la vita; senza contare le conseguenze dei continui dimagrimenti per essere la Diva sulla scena. E poi gli abusi di droghe, di cui si è letto dopo la morte nei diari e nelle lettere: per curare l’insonnia cronica le quantità di Mandrax erano sempre più massicce e continue; senza contare le sostanze usate ai tempi della relazione con Onassis.
Cremata e per sua precisa volontà le ceneri tornarono al mare dell’Egeo, dove era stata felice, dove poteva “riabbracciare il suo Aristo”. C’è una lapide che in migliaia omaggiano a Parigi nel cimitero Pere Lachaise. Non solo le cause della morte sono ancora dubbie. La Divina subì un ultimo furto: i gioielli della cantante, i celebri collier, orecchini tempestati di brillanti e rubini – omaggi in cui Onassis non si era mai risparmiato e non solo – scomparvero alla sua morte senza saperne più nulla.
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