Dopo Controlling Britney Spears del New York Times (uscito lo scorso fine settimana su FX e Hulu) e dopo Toxic: Britney Spears’ Battle for Freedom (su CNN), ora è la volta di Britney contro Spears (su Netflix). Si tratta del documentario della celebre cineasta Erin Lee Carr da cui si scopre che Jenny Eliscu, la giornalista musicale e producer esecutiva dei 90 minuti di rivelazioni, aiutò Britney nel 2009 ad ottenere un nuovo avvocato.
Il terzo documentario sul caso Britney arriva proprio alla vigilia dell’udienza chiave da cui potrebbe dipendere il futuro della popstar. Al centro del film l’incontro segreto tra la giornalista Jenny Eliscu e la Spears. Sarebbe avvenuto in un bagno del Montage di Beverly Hills, per farle firmare i documenti da presentare alla corte, ma fu un buco nell’acqua. La Corte decretò che la Spears non aveva la capacità di scegliere il proprio legale. Inoltre ipotizzò che la firma il calce alla petizione fosse falsa.
Il nuovo documentario Netflix affronta retroscena inediti del caso Britney Spears
Si vociferava da anni di un documentario targato Netflix incentrato su Britney Spears, e in particolare sulla spinosa questione della sua tutela legale. Oggi sappiamo infatti che Erin Lee Carr ha iniziato a lavorare al progetto circa due anni e mezzo fa, con l’intenzione di approfondire Britney in tutte le sue sfumature mediatiche. Con l’accrescere dell’attenzione pubblica sulla condizione privata della popstar, però, il taglio del docufilm è virato inevitabilmente sulla battaglia legale tra gli Spears. Il produttore esecutivo Dan Cogan ha spiegato in esclusiva a Veriety: “Quando il film è iniziato, Erin stava cercando di capire cosa stesse succedendo a Britney Spears. Era un momento in cui la gente non faceva davvero quella domanda, tranne che per un gruppo molto ristretto di fan super devoti”. Cogan ha spiegato poi che con il passare dei mesi la regista “continuava a ricevere sempre da più fonti e maggiori dettagli su quello che si è rivelato essere un processo straordinariamente ingiusto”.
A che punto è la battaglia legale tra Britney e il padre Jamie Spears?
Nel frattempo Jamie Spears è tornato in campo obiettando alla scelta del revisore dei conti John Zabel. È lui l’uomo che sua figlia, attraverso il nuovo legale Matthew Rosengart, vorrebbe al suo posto come temporaneo custode del suo patrimonio. Parliamo di una fortuna stimata a 60 milioni di dollari. “Zabel non ha le qualifiche adatte a esercitare il ruolo“, ha dichiarato il signor Spears, che all’inizio di settembre si era detto a parole pronto a farsi da parte. Nei fatti, però, non ha mai smesso di mettere i bastoni tra le ruote.
Se Jamie non demorde, il nuovo team legale di sua figlia, sotto la guida di Rosengart, è diventato ben più agguerrito. Una vera sterzata rispetto all’acquiescenza con cui Samuel Ingham, il legale nominato dalla Corte, aveva per anni rappresentato gli interessi di Britney. Prendendo spunto dagli scoop di Controlling Britney, il documentario del New York Times, Rosengart ha accusato il padre di aver trasceso “linee invalicabili” con le intercettazioni segrete di tutte le comunicazioni di sua figlia col mondo esterno, figli e fidanzato compresi, perfino dalla camera da letto. “Se davvero lo ha fatto è stata una orribile e incosciente invasione della privacy di una figlia adulta“.
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