Non sarà facile guardare il docu-film Jagged, prodotto dalla HBO e presentato in anteprima al Toronto Film Festival. Non sarà facile perché nel film Alanis Morissette ha dichiarato di essere stata stuprata all’età di 15 anni, da più di un uomo.
Durissime accuse di stupro, quelle mosse da Alanis Morissette nel nuovo docu-film sulla sua vita presentato in questi giorni a Toronto. Secondo il Washington Post, che lo ha visto in anteprima, nel docu-film è presente una dolorosa intervista in cui la cantautrice racconta degli inquietanti retroscena sulla sua adolescenza, affermando di aver subito degli abusi sessuali da diversi uomini. Ma senza fare nomi. “Mi ci sono voluti anni di terapia anche solo per ammettere che c’era stato qualche tipo di vittimizzazione da parte mia”, spiegherebbe Alanis in Jagged. “Dicevo sempre che ero consenziente, ma poi mi veniva ricordato: ‘Ehi, avevi 15 anni, non sei consenziente a 15 anni‘. Ora penso: ‘Sono tutti pedofili. Per legge è uno stupro di minore”.
Sebbene il film si concentri sull’uscita dell’album del 1995 Jagged Little Pill e sul rispettivo tour, con la presenza al suo interno di dichiarazioni tanto forti non è difficile immaginare che direzione prenderà questa storia. La questione, infatti, sembra essere particolarmente delicata, toccando alcuni dei punti più sensibili del dibattito attuale sul consenso e sull’abuso. Le presunte violenze sessuali di cui Alanis Morissette parla sarebbero avvenute a cavallo tra gli anni Ottanta e i Novanta: “L’ho detto ad alcune persone ed è caduto nel vuoto“.
La cantautrice, tuttavia, non si limita a parlare degli abusi fisici e basta, ma anche di tutta quella serie di avances non gradite, e di come l’allusione sessuale abbia sempre rappresentato un motivo di disagio e una forma di violazione. “Molte persone dicono ‘perché quella donna ha aspettato 30 anni?’ Io dico vaffa**ulo. Non hanno aspettato 30 anni. Nessuno le ascoltava, oppure la loro vita era minacciata o era minacciata la loro famiglia. Tutta la cosa del ‘perché le donne aspettano?’… Le donne non aspettano. La nostra cultura non ascolta”.
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