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The O.C., Rachel Bilson e Melinda Clark deluse da Misha Barton: “E’ assurdo quello che hai detto”

Arriva la versione delle ex colleghe di Misha Barton

Alcuni giorni fa, Misha Barton, l’interprete di Marissa in The O.C., ha svelato dei retroscena amari sulla serie a E!News. “Vivevo una sorta di bullismo generale da parte di alcuni degli uomini sul set. C’erano persone su quel set che erano molto cattive con me. Non era, tipo, l’ambiente ideale per un giovane, ragazza sensibile che è stata anche spinta verso la celebrità con cui dover conviver”, ha confessato. Poi ha rincarato la dose raccontando del suo addio alla serie: “Non sapevo dove stesse andando. Ci ripenso con affetto, ma penso che alcune persone l’abbiano gestita male. Sentivo di non poter più andare avanti”. A distanza di poche ore da queste dichiarazioni, le ex colleghe di Misha, Rachel Bilson – Summer Roberts – e Melinda Clarke – Julie Cooper – hanno ritenuto opportuno riferire la propria versione dei fatti.

The O.C., Rachel Bilson e Melinda Clarke rispondono a Misha Barton: “Siamo senza parole”

Hanno lavorato tutte a The O.C. e ne sono state le protagoniste. Oggi, a distanza di quindici anni, Misha Barton ha rivelato di aver vissuto un’esperienza negativa sul set; è arrivata a parlare di bullismo. Rachel Bilson e Melinda Clarke hanno commentato le parole dell’ex collega durante il podcast “Welcome to the OC, Bitches”: “Io e Melinda ne stavamo parlando appena è uscita l’intervista e abbiamo reagito dicendo ‘Aspetta, cosa?’ Vorrei davvero parlare con lei e che condividesse con noi la sua esperienza per capire la sua prospettiva, perché io ho visto le cose in modo un po’ diverso”.

Poi Melinda Clarke ha aggiunto: “Alcuni dei commenti mi hanno suscitato grande perplessità, quindi non so quale sia la verità, ma so per certo che i giovani membri del cast hanno subito una grandissima pressione. L’unica cosa che posso fare è raccontarti la mia esperienza con totale onestà e trasparenza, e non posso parlare per l’esperienza di qualcun altro. Chi è giovane, magari non ha nemmeno 18 anni, si sente oppresso da quella quantità di ore di lavoro, nella migliore delle ipotesi sei esausto e, nella peggiore, è travolgente e caotico. Quindi mi spezza un po’ il cuore sapere che per lei è stata un’esperienza così brutta, non è giusto per nessun giovane”.

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