Il 23 maggio si celebra nel mondo la Giornata Mondiale delle Tartarughe; una ricorrenza voluta per sottolineare l’importanza della salvaguardia di ogni specie. Questo giorno nasce con l’intento di sensibilizzare rispetto al rischio estinzione che sempre più esemplari, soprattutto marini, corrono ogni giorno a causa dell’inquinamento. Queste creature, che abitano il mondo da oltre 200 milioni di anni, oggi sono messe in pericolo anche dalla pesca illecita per l’utilizzo del carapace come souvenir.
Le specie estinte sembrano essere numerose e la plastica in mare è una minaccia incombente su tutte le creature che popolano le acque. Organizzazioni come Legambiente o WWF tendono a sottolineare come le tartarughe abbiano bisogno della mano dell’uomo atta a garantire la loro sopravvivenza. Rispettare i loro habitat e ridurre ogni forma di inquinamento sono solo alcune delle cose fondamentali che bisogna ricordare nella Giornata Mondiale delle Tartarughe.
Come proteggere le tartarughe
La Giornata Mondiale delle Tartarughe è stata istituita nel 2000 per volere dell’American Tortoise Rescue (Atr), un’organizzazione nata nel 1990 proprio con lo scopo di tutelare questa specie e i loro habitat. Conosciuta anche come World Turtle Day, questa ricorrenza tende a sensibilizzare l’opinione pubblica in merito a tutte quelle attività sbagliate che mettono a rischio numerose specie. Uno studio pubblicato dal WWF, eseguito su oltre 560 tartarughe Caretta Caretta presenti nel Mediterraneo, afferma che circa l’80% degli esemplari analizzati riportava tracce di plastica.
Diverse sono le attività promosse da associazioni e organizzazioni ambientaliste; tuttavia, un aspetto fondamentale risulta comprendere cosa ciascuno può fare. Come si legge su Controcampus.it, il presidente di Legambiente ha affermato, in occasione della Giornata Mondiale delle Tartarughe: “Tutti possono contribuire alla salvaguardia di questa specie. Dai pescatori, che possono utilizzare strumenti meno impattanti e favorire il recupero di animali in difficoltà. Ai turisti che devono rispettare le aree di nidificazione e l’ambiente marino. Dagli imprenditori del settore turistico che possono promuovere un turismo più attento e consapevole alle misure di salvaguardia. Fino alla comunità scientifica e alle associazioni ambientaliste. Queste possono, rispettivamente, aumentare le conoscenze su questi animali e proteggerli adeguatamente attraverso i centri di recupero e il monitoraggio dei nidi”.
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