Sono previsti 6 miliardi di euro per riformare le politiche del lavoro. È questa la dotazione del Pnrr nazionale per l’occupazione. È stato lo stesso premier Mario Draghi a sottolinearlo nel summit europeo di Porto, che si è svolto in Portogallo nei giorni scorsi. L’obiettivo non è tanto salvare posti di lavoro che forse non torneranno più indietro, quanto sostenere l’occupabilità dei lavoratori in transizione e dei disoccupati, spiega Linkiesta. Con la previsione, secondo il Documento di economia e finanza, di creare 750mila nuovi occupati.
Gli strumenti che il governo ha messo in campo per finanziare le politiche attive sono tre. C’è in primo luogo il Programma nazionale per la garanzia di occupabilità dei lavoratori (Gol). In particolare, il Gol punta a garantire un percorso standardizzato sul territorio per tutti coloro che cercano lavoro. Questo vuol dire che l’Italia progetta la presa in carico da parte dei Centri per l’impiego, la profilazione secondo il curriculum e la costruzione di percorsi personalizzati di riqualificazione per ciascun lavoratore. Anche grazie alla collaborazione con le agenzie per il lavoro private.
“Con il Piano nazionale di ripresa e resilienza cambieremo il mercato del lavoro in Italia” ha dichiarato il presidente del Consiglio. Draghi ha delineato gli investimenti nei settori chiave per i prossimi anni, finanziati con i fondi europei, per la ripartenza e la svolta del Paese. In particolare, “4,6 miliardi verranno impiegati per migliorare gli asili e alleviare il carico di lavoro alle madri, ma il governo si impegnerà anche nella lotta contro la povertà infantile”.
Un capitolo importante è rappresentato dal Sud, dove vive un terzo della popolazione italiana “14 miliardi verranno impiegati per migliorare i trasporti” nel Meridione. Il Covid, ha detto il premier, ha acuito le differenze sociali e di genere, donne e giovani hanno pagato gravemente e più di tutti. Per questo 6 miliardi serviranno per riformare il mercato del lavoro, con la clausola di condizionalità su tutto il Recovery plan tesa a incoraggiare le aziende ad assumere più giovani e più donne. Perché “società inclusive sono più resilienti, non più fragili“.
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